VIDEO | Parla il padre all’indomani della sentenza per il delitto del figlio trovato carbonizzato a Nicotera: «Ancora non sappiamo il motivo per cui è stato ucciso e purtroppo chi ha distrutto il cadavere gira libero nel paese»
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«Una sentenza che per senso comune disapproviamo», così Gregorio Piperno commenta la pena inflitta per l’omicidio del figlio Stefano. Ha avuto 30 anni Ezio Perfidio, ma la pena per suo padre Francesco – che non rispondeva per l’assassinio ma solo per il reato di distruzione del cadavere – si è fermata a 6 anni. Siamo entrati per la prima volta nella casa che fu del docente ucciso 17 mesi fa a Nicotera, cogliendo il senso di un dolore incolmabile, che oggi si aggiunge alla delusione per un responso giudiziario di primo grado «che – spiega ancora Piperno – non ci restituisce il movente di un omicidio efferato e per futili motivi». I genitori di Stefano volevano l’ergastolo, ma la scelta del rito abbreviato ha reso tecnicamente impossibile “il fine pena mai” che hanno invocato. C’è poi, a rendere ancora più pesante la condizione, la preoccupazione «perché – spiega Gregorio Piperno – il padre dell’omicida gira libero per le strade del paese».
Mesi a studiare le carte del processo, in quella che era la cameretta del figlio che lavorava in un centro per migranti dove faceva il mediatore culturale, facendosi un’idea dolorosa del contrasto tra il tecnicismo di un rito abbreviato che non prevede la condanna all’ergastolo, il sentimento di genitore e la strategia difensiva.
Si attendono le motivazioni della sentenza, e l’avvocato Nicodemo Gentile che patrocina la parte civile aggiungerà le ragioni del cuore a quelle del diritto, per una famiglia che ha perso un figlio per un debito di 140 euro che – secondo i genitori – nel processo non è stato collegato a nessuna compravendita di spinelli così come ipotizzato. «L’unico conforto che in questi mesi abbiamo trovato – conclude tra le lacrime il padre di Stefano – è stato nella fede per la giustizia divina».