Non aveva nessuna pistola con sé quel giorno né mai l’avvocato Francesco Pagliuso. Nessuna 44 magnum come hanno erroneamente riportato alcune testate nei primi momenti successivi alla scoperta del delitto. Ci tengono a chiarirlo i familiari del penalista in occasione della fiaccolata in suo ricordo. Pagliuso era stato ufficiale della Guardia di Finanza ma aveva fatto scadere il porto d'armi e venduto le tre pistole in suo possesso. Tanto che i familiari hanno anche consegnato ai carabinieri gli atti di vendita. A fare circolare l'errata notizia, spiegano i familiari, sarebbe stata un autorevole agenzia di stampa, poi ripresa da altre testate, anche nazionali. 


La famiglia smentisce altresì che in macchina con lui ci fosse un alano preso per la propria difesa personale. Si trattava di un cucciolo di 45 giorni appartenente al figlio - spiega la sorella Antonella - e che lui stava momentaneamente tenendo. L'allarme perimetrale dell'abitazione era stato staccato proprio perché a causa del cane questo si azionava di continuo.


Un uomo, insomma, completamente disarmato l'avvocato e che avrebbe potuto difficilmente opporsi a quella che è stata una vera e propria esecuzione. Un'esecuzione dai contorni poco definiti, che solo per alcuni tratti rientra nella modalità mafiose. La ricostruzione di quanto accaduto è apparentemente ferma ai primi giorni dal delitto ma le indagini, affidate alla dda, vanno avanti sotto traccia.

 

Tiziana Bagnato