Ergastolo. È questa la pena invocata al termine della requisitoria dal pubblico ministero, Pasquale Mandolfino, nei confronti di Marco Gallo, ritenuto esecutore materiale dell'agguato costato la vita al penalista lametino Francesco Pagliuso consumato nell'agosto del 2016. Questa mattina si è svolta una nuova udienza dinnanzi alla Corte d'Assise di Catanzaro dov'è in corso il processo che lo vede accusato di omicidio aggravato dalle modalità mafiose.

Secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, infatti, Marco Gallo sarebbe stato solo l'esecutore materiale dell'omicidio deciso da Pino e Luciano Scalise, ritenuti al vertice del "Gruppo della Montagna" e condannati lo scorso giugno dal gup del tribunale di Catanzaro all'ergastolo poiché riconosciuti come i mandanti dell'agguato dell'avvocato lametino

Questa mattina l'imputato si è sottoposto ad esame dinnanzi al collegio composto da Alessandro Bravin e a latere da Carmela Tedesco, assistito dal suo legale di fiducia Francesco Siclari. Marco Gallo ha ammesso di essersi recato nei pressi dell'abitazione di Francesco Pagliuso ma per incontrare una donna con cui intratteneva rapporti di amicizia. Tuttavia, ha negato di essere lui il "podista" immortalato dalle telecamere di videosorveglianza e utilizzate dalla Procura per ricostruire e individuare l'esecutore del delitto. Ha inoltre dichiarato di aver intrattenuto rapporti di conoscenza con Pino e Luciano Scalise ma di non aver commesso l'omicidio su loro mandato.

Sottoposto a controesame da parte degli avvocati delle parti civili, tuttavia, Marco Gallo, ha infine ammesso di essersi ritrovato più volte nei pressi dell'abitazione di Francesco Pagliuso. Successivamente, ha preso la parola il pubblico ministero che ha prodotto una serie di documentazione: tra cui anche il dispositivo della sentenza di condanna dei presunti mandanti, Pino e Luciano Scalise, oltre alla ricostruzione effettuata dai carabinieri di alcuni assegni da 7.500 euro ciascuno emessi da Luciano Scalise in favore di Marco Gallo nel gennaio del 2017.

La requisitoria si è protratta per quasi due ore e al termine il pubblico ministero ha chiesto la condanna all'ergastolo per il reato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dall'aver agevolato la cosca di 'ndrangheta. Gli avvocati che rappresentano le parti civili sono: Aldo Ferraro, Pino Zofrea, Gianfranco Agapito, Pietro Agapito, Nunzio Raimondi, Salvatore Staiano, Caterina Restuccia, Bonaventura Candito.