L'obiettivo è ottenere il riconoscimento dell'aggravante mafiosa esclusa in primo grado dalla Corte d'Assise. Il 21 luglio si apre poi il processo ai presunti mandanti: Pino e Luciano Scalise
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La Procura di Catanzaro ha proposto appello contro la sentenza di condanna di Marco Gallo, 37enne lametino accusato di essere l'esecutore materiale dell'omicidio dell'avvocato Francesco Pagliuso. Lo scorso giugno sono state infatti depositate le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte d'Assise di Catanzaro che ha condannato il presunto killer all'ergastolo.
Tuttavia, la Procura ha proposto appello nella parte in cui non viene riconosciuta l'aggravante del metodo mafioso. Nelle motivazioni della sentenza la Corte aveva infatti dichiarato «indimostrato l'aspetto della finalià mafiosa. Non esiste sotto il profilo giudiziario sentenza irrevocabile - avevano annotato i giudici - attestante l'esistenza di una cosca mafiosa denominata Scalise ed i precedenti giudiziari prodotti dalla pubblica accusa sono affatto neutri».
«Quanto al contestato metodo mafioso - si aggiungeva - le modalità intrinseche dell'azione non valgono a connotare la condotta nei termini ritenuti dall'accusa tant'è che la stessa imputazione si risolve in una tautologia». È proprio su questi aspetti che si è concentrato l'appello teso a dimostrare come dietro l'omicidio vi fossero gli interessi della presunta cosca.
Nel frattempo, si aprirà tra due settimane il processo di secondo grado ai presunti mandanti dell'omicidio. La Corte d'Assise d'Appello ha infatti citato in giudizio Pino e Luciano Scalise, già condannati all'ergastolo perché ritenuti organizzatori e ideatori dell'agguato costato la vita al penalista lametino. Il processo verrà celebrato il 21 luglio.