Niente ergastoli, ma trent’anni di reclusione a testa per i quattro uomini ritenuti coinvolti a vario titolo nell’uccisione di Franco Marincolo alias “Il biondo”, vittima di un agguato portato a termine da due sicari in sella a una moto il 28 luglio del 2004 in via Roberta Lanzino. Si è concluso così il processo d’Appello che si proponeva di far luce su quello passato agli annali come l’ultimo omicidio di mafia consumato a Cosenza prima della pace siglata dai clan. E a compierlo sarebbe stato l’allora neonato gruppo Bruni-Abbruzzese a scapito dei Cicero-Lanzino, la cosca d’appartenenza della vittima.

Un’accusa in meno

Sotto accusa per quei fatti ci sono Giovanni Abbruzzese, Umile Miceli, Carlo Lamanna e Mario Attanasio che, in primo grado, avevano incassato il massimo della pena nonostante la scelta di procedere con il rito abbreviato. A determinare quell’epilogo era stato il combinato disposto delle accuse mosse nei loro confronti: non solo l’omicidio, ma anche il tentato omicidio di Adriano Moretti, un amico di Marincolo rimasto ferito nell’agguato.

Poche ore fa, però, quest’ultima imputazione è stata derubricata in lesioni, comportando così l’alleggerimento della pena per il quartetto difeso dagli avvocati Maurizio Vetere, Luca Acciardi, Antonio Ingrosso, Giuseppe Bruno, Giorgia Greco, Antonio Quintieri e Paolo Pisani. Piccoli sconti anche per i due collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna che, difesi rispettivamente dagli avvocati Michele Gigliotti e Giuseppe Tessitore, passano da dieci a otto anni di detenzione.