Maurizio Abate si avvale della facoltà di non rispondere. Scelta obbligata per l'ex poliziotto accusato dell'omicidio "cold case" di Lisa Gabriele, dal momento che i suoi avvocati Marco Facciolla e Francesco Muscatello sono in attesa del via libera da parte del magistrato per consultare tutti gli atti investigativi che lo riguardano: diciotto faldoni, un fascicolo complessivo di diciannovemila pagine; per loro ci sarà da leggere e lavorare. Nell'attesa, però, i due difensori hanno rilasciato una dichiarazione votata all'attacco.

A loro avviso, a favore della prospettazione accusatoria «depongono al momento meri sospetti o, comunque, elementi indiziari deboli ed equivoci tali da assecondare distinte, alternative, se non addirittura, contrapposte ipotesi nella ricostruzione dei fatti».

Facciolla e Muscatello rilevano poi «gravi lacune investigative rispetto a percorsi di indagine alternativi, pure citati dal giudicante e che risulterebbero esperibili sulla scorta degli stessi elementi fattuali posti a base dell’ordinanza cautelare» e riservano una stoccata anche ai testimoni d'accusa: «È data constatare l’assenza di elementi probatori materiali, oggettivi ed individualizzanti, risultando il provvedimento supportato in via prioritaria da fonti dichiarative che, tuttavia, non offrono alcun contributo rispetto all’effettivo coinvolgimento dell’indagato nel reato contestato che, semmai, parrebbe essere escluso anche dagli accertamenti tecnici e scientifici condotti giacché non posti a supporto del provvedimento custodiale e rispetto ai quali si esprime, comunque, ampia riserva di approfondimento dei relativi esiti allorquando conosciuti».

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Capitolo esigenze cautelari: agli avvocati dell'ex poliziotto «preme soltanto affermare che - sebbene fosse notoria la sottoposizione dell’Abate ad indagini, atteso anche l’ampio risalto mediatico suscitato dall’esposto anonimo che lo indicava quale responsabile del delitto - egli giammai ha inteso rendersi irreperibile, tantomeno ha dato corso ad interferenze con l’attività d’indagine, a riprova dell’assoluta linearità e serenità di condotta rispetto ai fatti che lo vedono ingiustamente coinvolto».

Entrambi, infine, annunciano ricorso al Tribunale della Libertà, «auspicando una rivisitazione della posizione dell’Abate e che la ricerca della verità non venga prevaricata dalla spasmodica tensione all’individuazione di un capro espiatorio per appagare una pur legittima pretesa di giustizia dei familiari della vittima, oltre che della collettività, rispetto ad una vicenda che, allo stato, rimane ancora tutta da chiarire».

Oltre all'accusa di omicidio in concorso con ignoti, Abate risponde anche del reato di spaccio di droga, in particolare marijuana che avrebbe ceduto a suo figlio. L'ordinanza di custodia cautelare che per ora lo trattiene dietro le sbarre si estende anche a questa vicenda.

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