La Cassazione cristallizza la condanna nei confronti del 38enne accusato del delitto di Gregorio Mezzatesta, avvenuto nel 2017. Il primo fine pena mai già a luglio scorso per l'uccisione di un fruttivendolo di etnia rom mentre pende in Corte d’Appello il processo per l'assassinio dell’avvocato Pagliuso a Lamezia
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Un nuovo sigillo della Corte di Cassazione rende definitivo il secondo ergastolo nei confronti di Marco Gallo, 38 anni, di Falerna Marina. Fino al 2017 è stato un perfetto sconosciuto per la cronaca nera e giudiziaria. Oggi è considerato uno dei killer più efferati. È di questa sera la decisione della Suprema Corte, prima sezione penale, che lo condanna al fine pena mai per l’omicidio dell’impiegato delle Ferrovie della Calabria, Gregorio Mezzatesta. Un delitto avvenuto il 24 giugno 2017, di mattina, nel centro di Catanzaro.
Secondo la ricostruzione effettuata dalla Dda di Catanzaro, la vittima era partita da Decollatura insieme a un collega e, per tutto il percorso era stata seguita da una moto da enduro che aveva agganciato i due colleghi all’altezza del comune di Tiriolo seguendoli fino a Catanzaro.
Mezzatesta è stato ucciso nella città capoluogo in pieno giorno e in pieno centro, colpito a morte in un’auto parcheggiata, dopo aver preso il consueto caffè prima di recarsi in ufficio. Marco Gallo si è avvicinato al lato passeggero e ha fatto fuoco sette volte, con una pistola calibro 9X21, contro il suo “bersaglio” colpendolo quattro volte alla testa. Poi ha inforcato la moto ed è andato via.
Sul luogo c’erano diversi testimoni e tutti hanno individuato, quale killer, un motociclista col volto nascosto da un casco. Da qui è partito il meticoloso lavoro dei carabinieri che hanno ispezionato ogni telecamera che si trovava sul cammino percorso dalla vittima. Gallo è stato tradito dalla sua moto che lo ha “mollato” nel tragitto di ritorno costringendolo a fare parte del percorso a piedi (anche senza casco) per poi tornare a riprendere la due ruote con un rimorchio. Un imprevisto fatale che ha dato una pista non indifferente ai militari e alla Distrettuale.
Nessuna aggravante mafiosa
Da questo delitto è stata esclusa l’aggravante mafiosa. Gregorio Mezzatesta era il fratello di Domenico Mezzatesta impelagato in una sanguinosa lotta con la famiglia degli Scalise. Teatro dello scontro, e del sangue versato, il territorio montano del Reventino, tra i paesi di Decollatura, Soveria Mannelli, Platania, dove doveva passare la sempiternamente incompiuta strada del medio Savuto, un prelibato boccone per gli imprenditori del movimento terra. L’aggravante mafiosa è stata esclusa sin dalla sentenza di primo grado, ma la storia è questa e la Dda di Catanzaro ha sempre sostenuto che il killer abbia agito per «punire» Domenico Mezzatesta (incarcerato per un duplice omicidio) uccidendone il fratello. D’altronde nessun precedente, nessuna ombra si conta sulla vita della vittima.
Marco Gallo, difeso dall’avvocato Francesco Siclari, è stato condannato a risarcire la moglie e le figlie di Gregorio Mezzatesta, costituite parte civile e rappresentate dall’avvocato Enzo Galeota.
Tutte le vittime del killer
Questo, per Marco Gallo, è il secondo ergastolo. Lo scorso sette luglio la Corte di Cassazione aveva rigettato il ricorso presentato riguardo alla condanna all’ergastolo per l’omicidio del fruttivendolo di etnia rom, Francesco Berlingeri, ucciso a Lamezia Terme il 19 gennaio 2017, intorno alle 19, anche in questo caso in una zona trafficata. E anche in questo caso il killer ha atteso, prima di fare fuoco, che la vittima si trovasse in una posizione di fragilità: nel suo furgone mentre scaricava frutta e verdura.
Oggi, inoltre, è stata rinviata l’udienza in Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso, ucciso la notte del nove agosto del 2016 a Lamezia Terme, all’interno del suo giardino. Anche in questo caso il giovane avvocato è stato sorpreso all’interno della sua auto mentre si accingeva a scendere per rientrare a casa. Pagliuso era l’avvocato di Domenico Mezzatesta. Per questo delitto Gallo è stato condannato in primo grado all’ergastolo.
Altra vittima che viene imputata a Gallo è Domenico Maria Gigliotti, imprenditore edile ucciso a Lamezia Terme nel gennaio del 2015. Motivi personali per questo delitto che, in sede di rito abbreviato, ha determinato il gup di Lamezia Domenico Riccio a condannare Marco Gallo a 30 anni di reclusione. L’imprenditore è stato, anche lui, colpito all’interno della propria auto ferma davanti al cancello della sua casa. In seguito l’auto e il corpo sono stati dati alle fiamme.
Marco Gallo è inoltre accusato del tentato omicidio di Renato Berlingeri, il 22 febbraio 2017, sfumato perché l’arma si è inceppata. Marco Gallo è passato nel giro di pochi anni a divenire da perfetto sconosciuto alle cronache a killer dal lungo curriculum criminale.