Al perito nominato dal gip reggino, Filippo Aragona, il bambino bulgaro, testimone oculare dell’omicidio di Fabio Giuseppe Gioffrè, ha confermato ancora una volta che a sparare sarebbe stato Domenico Fioramonte. Una conferma giunta durante il nuovo incidente probatorio ordinato dal giudice per “cristallizzare” le sue dichiarazioni che- vista la giovanissima età e la delicatezza dei contenuti- potrebbero svanire nel tempo.

 

Il piccolo infatti, era presente sulla scena dell’omicidio avvenuto nelle campagne di Seminara il 21 luglio scorso. Un agguato in cui rimase ferito ad un braccio e  all'addome, ma che non gli ha impedito di riconoscere uno dei presunti killer. Quel “Mimmo” che per il pm antimafia, Adriana Sciglio, oltre ad una serie di indizi sarebbe proprio Domenico Fioramonte. Seppure con qualche contraddizione, il bambino ha confermato di avere riconosciuto il presunto assassino. I due killer che avrebbero fatto fuoco contro Gioffrè detto “Siberia”, secondo il racconto del minore,  indossavano un passamontagna dal quale si potevano scorgere solo gli occhi. Il bambino ha ribadito di aver conosciuto la voce di uno dei due, che già in passato aveva udito. Un particolare su cui la Procura antimafia ha fatto leva per muovere l’accusa di omicidio all’imputato, titolare di un frantoio. Un’accusa che però, non è bastata ai giudici del Tribunale del Riesame i quali nell'ottobre scorso, accogliendo l’istanza avanzata dai difensori Guido Contestabile e Girolamo Curti, hanno scarcerato Fioramonte.

 

Il Tdl infatti, non ha ritenuto  credibili le dichiarazioni del minore anche perché il riconoscimento della voce sarebbe avvenuto solo ai primi di agosto e non nell'immediatezza del delitto. Altra circostanza poi, valorizzata dal Collegio è stata la testimonianza, raccolta dai difensori, di un meccanico che colloca l’imputato la mattina dell’omicidio a Palmi e non a Seminara. Una circostanza che sarebbe stata confermata dalle immagini estratte dalle telecamere di videosorveglianza del comune, ma anche da quelle  di alcuni negozi e dal sistema gps del trattore che Fioramonte quella mattina avrebbe portato a fare riparare. Secondo la Dda, però ad aver ucciso Gioffrè è stato l’imputato. ll delitto, secondo gli inquirenti, è da inquadrare nell'ambito delle attività estorsive perpetrate dai gruppi Laganà e Santaiti e, a tratti, contrapposti alla cosca Gioffrè. Nel corso dell’inchiesta "Ares", condotta contro i clan Grasso e Cacciola di Rosarno, sono state intercettate alcune conversazioni ambientali dalle quali emergeva che nel maggio precedente i Fioramonte, legati da vincoli di parentela con i "Grasso", si erano rivolti a Rosario Grasso per ottenere protezione rispetto alle pressanti e continue pretese estorsive delle due cosche di Seminara.  Successivamente si era inserita la figura di "Siberia” il quale avrebbe pagato con la vita la sua intromissione nel giro di richieste estorsive. 

 

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