«Una personalità priva di scrupoli, oltre che con una spiccata ed inquietante pericolosità sociale». Gli inquirenti descrivono così Marco Gallo, l’uomo già in carcere per l’omicidio Berlingieri, ma sulle cui spalle gravano ben quattro omicidi tra i quali quello del penalista Pagliuso.

Un killer per commissione, professionista si pensava, fino a quando dalle comparazioni balistiche e dal duro e preciso lavoro della Scientifica, non è emerso che anche il brutale assassinio di Domenico Maria Gigliotti avvenuto il 25 gennaio del 2015 non fosse opera sua e che in questo caso dietro ci sarebbero stati rancori, rabbia e frustrazione legati a vicende del tutto personali.

Gallo nega di conoscere Gigliotti

Non solo la truffa della crociera fantasma operata dall’agenzia della moglie della vittima, ma anche le avances sessuali alla propria moglie, e che Gigliotti non aveva alcuna intenzione di interrompere. Durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Gallo ha negato ogni addebito, affermando di avere già ricevuto la cifra estortagli e di non conoscere la vittima, ma le indagini dicono altro.

A ricostruire il secondo scenario nel quale sarebbe maturato il delitto, quello degli approcci di Gigliotti con la moglie del presunto killer, l’infermiera Federica Guerrise, sono fonti confidenziali ritenute attendibili dagli inquirenti e che hanno contribuito a inquadrare quanto accadde in quel periodo, cosa portò a quello che è considerato il primo omicidio commesso da Gallo. Un battesimo di fuoco in tutti i sensi, con la vittima colpita all’interno della propria autovettura all’altezza della testa e il corpo dato alle fiamme quando era ancora in vita.

La doppia vita della vittima e le violenze sulla moglie

Una vera e propria esecuzione che sarebbe stata alimentata anche dal fatto che pochi giorni prima a Sant’Eufemia i due si sarebbero incontrati e avrebbero affrontato l’argomento apertamente, ma Gigliotti, non solo non avrebbe ceduto, ma avrebbe addirittura mostrato aggressività nei confronti di Gallo.
A ricostruire la personalità di Gigliotti è la stessa moglie definendolo «un violento che andava spesso in escandescenze». «Dopo la morte di mio marito ho appreso che aveva una doppia vita in quanto sia per mezzo telefonico che per social intratteneva rapporti con diverse donne, che aveva una relazione stabile con una donna e che i suoi più stretti amici erano a conoscenza di questa sua condotta di vita e in un certo senso lo coprivano».

La truffa per salvare la ditta del marito

Poi la truffa alla quale sarebbe stata costretta proprio dal marito: «A causa delle problematiche insorte nella gestione della sua ditta che era fallita – dichiara la donna - mi aveva imposto di intestare a mio nome la nuova, che di fatto era la prosecuzione della precedente. Si era posta quindi la necessità di anticipare rilevanti somme di denaro per far fronte alla gestione di un subappalto ottenuto dalla ditta Zito costruzioni di Crotone che aveva assunto l'appalto per i lavori di rifacimento dell'area Mercatale di Lamezia Terme. Per farvi fronte sono stata costretta ad utilizzare il denaro che numerosi clienti della mia agenzia di viaggio mi avevano consegnato per il pagamento di pacchetti viaggio. Di fatto ho truffato tantissime persone alle quali sono stata costretta in seguito a rimborsare per come potevo tutto o parte del denaro che mi era stato dalle stesse consegnato».

«L'uomo – scrivono gli inquirenti - è stato dunque descritto dalla moglie come un uomo violento predominante che ha costretto la moglie a porre in essere una serie di condotte illecite per riparare e i suoi problemi economici la Curcio anche confermato che Gallo era tra i suoi clienti truffati precisando di averlo risarcito».