Annunziata Paese e Gianluca Bilotta, legali dei familiari di Lisa Gabriele, il cui corpo venne rinvenuto nel gennaio del 2005 privo di vita nelle campagne di Montalto Uffugo, hanno appreso dalla stampa la notizia dell'arresto del presunto assassino della ragazza, morta secondo gli esiti degli accertamenti medico-legali, per soffocamento e non per aver ingerito un mix di farmaci e di alcol come l'omicida aveva tentato di far credere, lasciando nei pressi del cadavere un flacone di barbiturici, due bottiglie di whisky vuote ed un biglietto di addio.

La commozione della zia Angelina

«Ho subito informato la zia Angelina con cui Lisa era cresciuta, a Rose, mentre i genitori vivevano la loro vita da emigrati in Germania - ha detto ai microfoni del nostro network l'avvocato Paese - L'ho sentita emozionata e commossa: dopo 17 anni lei e gli altri familiari si aspettano giustizia. Non siamo a conoscenza in maniera approfondita degli elementi dell'indagine - ha aggiunto - ma da quanto emerge, dietro il delitto ci sarebbe un movente passionale». L'arresto operato dai carabinieri della compagnia di Rende, determinato dal quadro indiziario a carico dell'indagato, ex agente della polstrada, ricostruito dagli inquirenti, giunge dopo la riapertura delle indagini, nel 2018, stimolate anche dall'esposto anonimo proveniente da un collega del presunto omicida, da ritenersi innocente fino all'eventuale definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza definitiva.

L'esposto anonimo

«Sono un poliziotto onesto della Stradale - così il testo battuto al computer della lettera senza firma indirizza alla Procura di Cosenza - Per troppo tempo sono stato costretto al silenzio della paura e per troppo tempo afflitto dal senso di impotenza e dal rimorso. Voglio però liberarmi almeno dal peso di non aver in qualche modo contribuito a far luce su un episodio gravissimo. Parlo di una ragazza, Gabriele Lisa originaria di Rose, morta a 22 anni per la sola colpa di essersi innamorata di un delinquente che purtroppo veste la mia stessa divisa».

Lavoro certosino

«La famiglia non ha mai smesso di cercare la verità - ha ribadito l'avvocato Gianluca Bilotta - Non si è mai arresa. I magistrati per quattro anni hanno alacremente lavorato arrivando adesso ad una svolta. Non abbiamo contezza dell'ordinanza restrittiva - ha detto ancora - Sappiamo che viene contestata l'ipotesi di omicidio in concorso con persona ignota. Non è quindi escluso che possano esserci altri ulteriori sviluppi».