Giuseppe Marcianò deve scontare una pena all'ergastolo ed è affetto da sclerosi multipla. Il suo avvocato nella lettera a Cartabia parla di «gravissimo stato di salute» e denuncia: «Mai nessuna risposta alle nostre richieste di intervento»
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L'avvocato Antonio Spadaro, difensore di Giuseppe Marcianò - uno dei condannati all'ergastolo per l'omicidio (il 16 ottobre 2005 a Locri) dell'allora vice presidente del Consiglio regionale calabrese Francesco Fortugno - ha scritto al ministro della Giustizia Marta Cartabia e al Garante per i detenuti per segnalare le condizioni di salute del suo assistito e chiedere un'ispezione nel carcere milanese di Opera dove è detenuto.
Il legale parla di un «gravissimo stato di salute» di Marcianò e lamenta la «mancanza di interventi sanitari per la sua grave patologia (sclerosi multipla degenerativa e peggiorativa) che negli anni è pericolosamente peggiorata».
«Il condannato - afferma Spadaro - ha scoperto la grave malattia allorquando si trovava ristretto nell'Istituto Penitenziario di Sulmona (anno 2015), pertanto già diversi anni addietro la condizione sanitaria di Marcianò appariva fortemente delicata e nonostante ciò le richieste difensive e personali non hanno trovato mai, e dico mai, risposta da nessun organo giudiziale. I magistrati di sorveglianza incaricati di giudicare sulle istanze di differimento della pena, non solamente hanno rigettato de plano, ma non hanno mai provveduto a nominare un medico, in modo da poter verificare se la grave condizione sanitaria del condannato, derivante dalla sua grave patologia, fosse o non fosse curabile all'interno della struttura carceraria. Marcianò, da quando si trova recluso nel Carcere di Milano Opera, ha presentato svariati reclami al competente magistrato di sorveglianza, tesi a far conoscere le omissioni (sospensione di farmaci, ecc.) e le mancanze sanitarie che la Casa di Reclusione ha attuato riguardo al suo stato di salute».
«Ciò che assume importanza - afferma il legale - non è verificare se il condannato è compatibile o meno con il carcere, ma il vero accertamento da effettuare consiste nel comprendere se quella patologia (grave) sia curabile in carcere e, nel caso non lo fosse, sancire la sussistenza dell'incompatibilità assoluta tra la patologia e lo stato di detenzione. Giuseppe Marcianò sta male e, da essere umano, chiede di potersi curare; per farlo, deve essere ricoverato in una struttura sanitaria pubblica altamente specializzata per la sclerosi multipla, ma gli accorati appelli difensivi non sono ascoltati, ecco perché si chiede un immediato ed urgente intervento da parte della ministra della Giustizia».