Movente ancora tutto da chiarire per l’omicidio del 45enne Francesco Fiorillo, ucciso il 15 dicembre 2015 a Longobardi. Le indagini della polizia, coordinate dal pm della Procura di Vibo Valentia Concettina Iannazzo, non lasciano nulla al caso al fine di ottenere un quadro il più definito possibile in ordine alle motivazioni che hanno portato Antonio Zuliani, 26 anni, di Piscopio, ad aprire il fuoco contro la vittima. Nell’inchiesta, però, si parte da un punto fermo: il 17 ottobre scorso il Gabinetto regionale per la Sicilia occidentale di Palermo della Polizia ha comunicato alla Squadra Mobile di Vibo Valentia che, dal confronto tra il Dna estrapolato dalla traccia biologica presente all’interno di uno dei guanti in lattice neri rinvenuti e sequestrati sulla scena del crimine, e il Dna riconducibile a Zuliani, era stato ottenuto un match positivo. Antonio Zuliani, secondo gli esami di laboratorio della polizia, ha quindi aperto il fuoco impugnando una pistola. Da sottolineare, poi, che il profilo biologico di Zuliani era a disposizione della polizia scientifica non perché fosse emerso nel corso delle indagini sull’omicidio di Francesco Fiorillo, bensì per indagini svolte a seguito di una rapina commessa a Vibo Valentia.

 Il movente da chiarire

Gli elementi sul possibile movente che ha armato la mano dei killer - si cerca ancora di dare un nome ed un volto al complice di Zuliani - dopo aver scartato ipotesi di lite per via di alcune pecore custodite dalla vittima a Longobardi, si concentrano così su due binari precisi: da un lato la pedofilia, dall’altro la droga. Gli investigatori, scavando nel passato della vittima, sono riusciti ad avere un quadro piuttosto definito sulla sua personalità ed i suoi trascorsi di vita. Ex titolare di un bar su corso Vittorio Emanuele III a Vibo, separato, da ultimo venditore di prodotti ortofrutticoli nel piazzale del supermercato Despar di via Alcide De Gasperi di Vibo Valentia, Francesco Fiorillo era gravato da precedenti in materia di armi e stupefacenti risalenti al 2014 quando nel corso di una perquisizione domiciliare i carabinieri avevano rinvenuto nell’abitazione di Fiorillo 37 involucri in plastica, del peso complessivo di 70 grammi, con decine di semi di cannabis indica, due bilancini di precisione, un proiettile calibro 9, oltre a quattro bossoli calibro 7.65×51 mm Nato già esplosi. Gli investigatori hanno quindi accertato che la vittima, originaria di Piscopio, avrebbe avuto contatti per lo spaccio di stupefacenti anche con soggetti di Piscopio, stesso paese di Antonio Zuliani.

 Le frequentazioni della vittima

Le condizioni economiche di Fiorillo non erano tuttavia buone tanto che, da alcune testimonianze raccolte dalla polizia, la vittima si recava a Favelloni in un centro di assistenza per i bisognosi al fine di chiedere degli alimenti. Un elemento che potrebbe rivelarsi importante per arrivare al movente dell’omicidio è invece rappresentato dalla frequentazione serale dell’istituto Alberghiero di Vibo da parte di Fiorillo. Qui potrebbe essere entrato in contatto con qualcuno che non andava “toccato”. Gli investigatori hanno infatti raccolto diversi elementi su una presunta omosessualità della vittima ed anche sul suo coinvolgimento in un giro di pedofilia.

 L'indagine che coinvolse l'ex parroco di Zungri

In tale direzione le indagini sulle abitudini di Francesco Fiorillo si incrociano con quelle che hanno portato il 25 settembre scorso alla condanna del pensionato 65enne di Zungri, Francesco Pugliese, il quale - unitamente all’ex parroco di Zungri don Felice La Rosa (pure lui condannato) - avrebbe avuto rapporti sessuali con minorenni, reclutati dal bulgaro Miroslaev Iliev, dietro pagamento di 50 euro a prestazione. Venti euro sarebbero state trattenute dal bulgaro e 30 dal ragazzo minorenne. Proprio monitorando Francesco Pugliese, la polizia sarebbe riuscita a ricostruire le abitudini sessuali della vittima. Francesco Fiorillo - secondo quanto ipotizzato dagli investigatori - avrebbe infatti frequentato l’abitazione di Puglieseunitamente ad alcuni ragazzi sedicenni dediti alla prostituzione. “Ed è proprio l’attrazione sessuale che la vittima nutriva verso ragazzi particolarmente giovani - scrive il gip Graziamaria Monaco - che potrebbe collocarsi fra le ragioni sottese al gravissimo gesto ai danni di Fiorillo”.