La Corte d'Assise di Cosenza ha disposto la nullità del decreto che dispone il giudizio nei confronti di Bruno Arturi. In aula si è parlato anche del caso del suicidio in carcere di Francesco Cufone
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Al via il processo sull’omicidio di Pasquale Aquino, ma non per tutti gli imputati. La Corte d’Assise di Cosenza, presieduta dal presidente Paola Lucente (giudice a latere Francesca De Vuono), ha dichiarato nullo il decreto che dispone il giudizio nei confronti di Bruno Arturi, trasmettendo gli atti al gip distrettuale di Catanzaro per la nuova fissazione dell’udienza preliminare sul delitto avvenuto il 3 maggio del 2022 nella zona di Schiavonea, a Corigliano Rossano.
Il presidente della Corte d’Assise, inoltre, ha rigettato le altre questioni preliminari sollevate nella precedenza udienza dalle difese. Gli avvocati difensori tuttavia, dopo la lettura dell’ordinanza, hanno impugnato il provvedimento del collegio giudicante ritenendo che la Dda di Catanzaro abbia negato il rilascio di alcune intercettazioni presenti negli atti del fascicolo. L’utilizzabilità dei documenti in bianco e nero, che per la difesa dovevano essere tutti a colori, sarà valutata al termine del processo.
La Corte, infine, ha escluso dal dibattimento i reati relativi al possesso di armi, traffico di droga, alcuni danneggiamenti e il tentato omicidio di Cosimo Marchese ai danni di compiuti nel 2022 nel territorio coriglianese-rossanese, la cui competenza territoriale è affidata al tribunale collegiale di Castrovillari. Restano in Corte d’Assise di Cosenza, dunque, Francesco Le Pera, Manuel Intrieri, Giorgio Arturi e Annamaria Iacino. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati penalisti Giovanni Zagarese, Gianni Scatozza, Pasquale Di Iacovo e Antonio Pucci. Sono costituiti parte civile i familiari di Pasquale Aquino.
Il caso del defunto Cufone
L’avvocato Giovanni Zagarese, dopo l’ordinanza della Corte d’Assise di Cosenza, ha chiesto di acquisire il verbale illustrativo di Francesco Cufone, suicidatosi alcuni mesi fa, che aveva iniziato a riferire cose di cui era a conoscenza al pubblico ministero Alessandro Riello. Il magistrato antimafia ha spiegato che Cufone non ha mai avuto lo status di collaboratore di giustizia, tuttavia, ha specificato che è sua intenzione farli transitare nel dibattimento, essendo a disposizione delle parti. Il togato ha ribadito che il verbale illustrativo di Cufone non esiste: «Erano in corso delle valutazioni, ma il soggetto poi si è tolto la vita». Dal canto suo, l’avvocato Giovanni Zagarese ha insistito sul punto ribadendo che agli atti ci sono quattro verbali di Cufone e ciò si evince, dal suo punto di vista, anche dalle intercettazioni con i familiari.
L’avvocato Scatozza, sempre in riferimento alla posizione di Cufone, ha letto in aula un documento investigativo nel corso del quale gli ufficiali di polizia giudiziaria davano atto l’inizio della collaborazione dell’allora detenuto cosentino, indicando anche le case circondariali in cui poteva essere associato al fine di tutelare la sua incolumità. Il pm Riello ha concluso il suo intervenendo affermando che Cufone non è mai stato un collaboratore di giustizia.
«Il verbale illustrativo non esiste». La Corte, relativamente a questo aspetto, ha deciso di rinviare la decisione nel momento in cui la pubblica accusa depositerà i verbali. Ammesse tutte le prove.
L’inizio del dibattimento
La Dda di Catanzaro, rappresentata in udienza dal pubblico ministero Alessandro Riello, come primo testimone dell’accusa ha esaminato il luogotenente Ettore Caputo, che ha effettuato una parte delle indagini preliminari. Nel corso dell’escussione, il teste di polizia giudiziaria ha spiegato che Pasquale Aquino, prima di morire, avrebbe percorso 20 metri. Inoltre, ha riferito che i due soggetti finiti nel mirino della procura antimafia di Catanzaro, quelli che si vedrebbero nelle immagini con le bici, avrebbero indossato dopo il delitto dei guanti in lattice di colore blu.
Il militare dell’Arma, in servizio presso il Reparto Territoriale di Corigliano Rossano, ha ricostruito il percorso che avrebbero compiuto i soggetti sospettati di aver ucciso Pasquale Aquino, nel corso del quale sono stati trovati dei bossoli. Ciò ha fatto immaginare agli investigatori che i due uomini fossero coinvolti nell’agguato eseguito con modalità mafiose.
Il primo sospettato? «Francesco Le Pera» identificato dai carabinieri e al quale è stata attribuita la disponibilità di una delle due biciclette individuate nella ricostruzione del tragitto dei presunti esecutori materiali.
Durante l’esame, il testimone ha evidenziato come i parenti della vittima avessero ipotizzato che il movente dell’omicidio sarebbe stato legato allo spaccio di droga e che i responsabili potevano essere quelli di “Fabrizio“, ovvero la zona meno popolosa rispetto all’altra località “Fabrizio Grande“. L’udienza infine si è soffermata su altri aspetti investigativi come il rinvenimento delle armi che, secondo la procura antimafia di Catanzaro, sarebbero state utilizzate la sera del 3 maggio 2022 a Corigliano Rossano. L’esame del pm si concluderà l’11 marzo mentre il controesame si terrà il 16 aprile.