È una storia ancora piena di ombre quella dell’omicidio del sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano. Una storia che ancora Lamezia non ha digerito, emblema di un vero e proprio scontro Stato-‘ndrangheta. Una storia drammatica con risvolti da fiction, tra testimonianze, vendette su ex fidanzati, medaglie al valor civile ritirate. Una storia che ancora oggi ha da dire. E lo fa con il risarcimento al quale è stato condannato lo Stato italiano nei confronti di Giuseppe Rizzardi, accusato dall’allora “eroina” Rosetta Cerminara di essere il killer che procurò la morte della coppia. Un’accusa che gli costò una condanna in primo grado e il carcere.

Rizzardi, condannato ingiustamente

A distanza di decenni il Tribunale di Salerno ha dichiarato la responsabilità per colpa grave del magistrato Adelchi D’Ippolito nell’esercizio delle sue funzioni e ha condannato lo Stato, nella persona del presidente del Consiglio dei Ministri, a risarcire il danno causato a Giuseppe Rizzardi. Ne dà notizia Armando Veneto, suo legale per quindici anni.

L'assoluzione

Rizzardi fu arrestato nel 1992 insieme a Renato Molinaro. Condannati in primo grado nel 1994 Rizzardi all’ergastolo e Molinaro a 25 anni di reclusione, i due imputati furono poi assolti nel 1995 dalla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro e nel 2002 dalla Corte d’Assise d’appello di Catanzaro. Gli organizzatori dell’omicidio furono individuati nei due pentiti della Sacra corona unita pugliese, Salvatore Chirico e Stefano Speciale.

 

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