L'avvocato della famiglia dell'uomo trovato carbonizzato a San Giovanni di Gerace nel 2019: «Dall'imputata Brescia gelosia patologica sfociata in odio». Il legale di Sfara: «Il mio assistito estraneo ai fatti»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Dopo la requisitoria del pm Marzia Currao, che ha invocato l’ergastolo per Susanna Brescia, accusata di omicidio aggravato dalla premeditazione nei confronti del suo compagno Vincenzo Cordì, il cameriere trovato carbonizzato in auto nel 2019 a San Giovanni di Gerace, oggi davanti alla Corte d’Assise di Locri è stato il turno delle arringhe delle difese.
Allineato sulle posizioni della procura locrese Rocco Guttà, l’avvocato di parte civile della famiglia Cordì, il quale alla corte presieduta dal giudice Amelia Monteleone ha chiesto per conto dei familiari un risarcimento danni pari a 500 mila euro. «Contro gli imputati sono emersi gravi elementi indiziari sia da tabulati telefonici che da immagini video – ha tuonato il legale in aula – ed è stata accertata anche da parte della Brescia una gelosia patologica sfociata in odio verso il suo compagno, soprattutto nel momento in cui lui ha minacciato di andare via da casa e portare con sé i figli. Per questo motivo – ha concluso Guttà – lei si è messa in testa di ucciderlo».
È stato poi il turno dell’avvocato Francesco Macrì, nell’interesse dell’imputato Giuseppe Sfara, per il quale la procura ha chiesto l’assoluzione. Dopo aver ricordato la figura della vittima come «Un ragazzo buono e disponibile con tutti, il penalista si è soffermato sulla posizione del suo assistito. «Giuseppe Sfara è completamente estraneo a quanto avvenuto in quelle ore – ha spiegato Macrì – l’unico elemento indiziario, vale a dire il rifornimento di carburante diverse ore prima dei fatti contestati, non è collegato a quanto avvenuto quella sera. Tra lui e la vittima i rapporti erano ottimi». La settimana prossima a discutere saranno i legali degli altri imputati prima dell’ingresso della corte in camera di consiglio per la delibera della sentenza.