"Megalomane e pezzo di merda" e "pezzo di cornuto" . Così Tommaso Costa, in carcere per l’omicidio di del giovane Gianluca Congiusta, assassinato a Siderno nel 2005, definisce il fratello Giuseppe, divenuto collaboratore di giustizia. "Fatti la galera e non rompere i coglioni – continua il boss di Siderno- vuole fare il pentito e non sa fare il pentito". Siamo al carcere di Viterbo e Costa sta parlando con i figli, Giampiero e Luciano, e con il nipote, Giuliano Nigro e non sa di essere intercettato. Parla anche di un altro pentito, Vincenzo Curato che, nel processo d’Appello per l’omicidio Congiusta aveva dichiarato: "Giuseppe Costa mi confidò di non avere riferito in aula di un omicidio commesso dal fratello Tommaso".

 

Tommaso Costa è infuriato e, durante l’incontro con i familiari, avvenuto il 9 giugno scorso ce l’ha con il fratello pentito e con Vincenzo Curato e “riferisce che le deposizioni di questi, Giuseppe Costa, nel processo lo hanno rovinato” e che “certamente queste cose le avrà riferite a quell’altro ,Vincenzo Curato, in quanto costui, che viene da Rossano, mai, testualmente, “si poteva sognare” di dire tali cose”.

 

Curato intanto racconta che Costa avrebbe deciso di iniziare la sua collaborazione soltanto per vendicarsi dei Commisso, cosca egemone a Siderno, e che avrebbe, volutamente, omesso di fare il nome del fratello come responsabile dell’omicidio. Il pentito Curato aveva raccontato al pm De Bernardo alcune confidenze che aveva ricevuto da Giuseppe Costa: "Ho conosciuto Giuseppe Costa al carcere di Prato...il primo episodio di cui ho scritto riguarda un omicidio di cui è accusato il fratello e per il quale Giuseppe Costa è stato sentito in videoconferenza. Lui mi disse che non poteva tradire la sua famiglia e che, pur sapendo che il fratello era responsabile dell'omicidio, aveva detto di non sapere nulla...Anche quando era detenuto Costa veniva costantemente informato dal nipote Francesco sulle vicenda della famiglia...Non ricordo il nome della vittima di questo omicidio. Questa videoconferenza c'è stata nell'estate 2013, tra giugno-luglio e settembre, mi pare[...]Secondo il racconto del Costa, quando da lui riferito alla Procura di Reggio Calabria risponde al vero, semplicemente ha omesso di dichiarare alcune cose riguardate il fratello...Anche di questa responsabilità del fratello Tommaso Costa per questo omicidio avrebbe saputo dal nipote Francesco. Il processo in cui è stato sentito il Costa era un processo proprio per omicidio. Lui mi disse, a proposito di questo omicidio, che il responsabile era il fratello Tommaso per averlo appreso dal nipote Francesco[...]Lui ha reso testimonianza favorevole al fratello dicendo che non sapeva nulla di questo fatto, questo sempre perché non vuole tradire la sua famiglia. Si tratta di una videoconferenza fatta da Prato[...]Sono certo che si trattasse da un processo davanti ad una Corte d'Assise per omicidio".

 

Durante il colloquio con i figli e il nipote Tommaso Costa esprime la sua innocenza e dice: "Come ho ammazzato a Congiusta io? Quando l'ho ammazzato? Come l'ho ammazzato? Con quale macchina sono andato? Se io non so neanche come l'hanno sparato... o quell'altro chi... (parola incomprensibile) ... come faccio a dirtelo io". Infine si sofferma nel dare ai giovani alcuni consigli, dice di stare attenti alle persone che frequentano e di non parlare al telefono.