La corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, pochi minuti fa, ha confermato la condanna all'ergastolo per Tommaso Costa, accusato di essere il mandante dell'omicidio di Gianluca Congiusta, il commerciante ucciso il 24 maggio del 2005 a Siderno, per non essersi piegato alla violenza mafiosa. Il movente dell'omicidio, infatti, sarebbe stata la lettera estorsiva che Costa inviò al futuro suocero del giovane, Antonio Scarfò. Una lettera su cui Congiusta avrebbe poi potuto rivelare alcuni particolari riguardanti la volontà dei Costa si riaffacciarsi sul territorio, affermando il predominio mafioso.


La decisione arriva dopo l'annullamento con rinvio disposto dalla corte di Cassazione della precedente sentenza di condanna al carcere a vita per Costa.


La sentenza della Corte d'assise d'Appello è giunta dopo circa due ore di camera di consiglio.


Nella mattinata di oggi, infatti, hanno preso la parola prima le parti civili, rappresentate dagli avvocati Sgambellone e Femia, e poi il difensore di Costa, l'avvocato Sandro Furfaro che, partendo dagli elementi della sentenza di annullamento della Cassazione, ha provato a convincere il collegio presieduto da Roberto Lucisano, ad assolvere Tommaso Costa.


Presenti in aula, come sempre, Mario Congiusta, assieme alla moglie ed alla figlia Roberta. Per loro, grande tensione prima della lettura del dispositivo, poi l'amara soddisfazione di aver avuto giustizia per la morte del loro figlio: «Non possiamo gioire - ha spiegato Mario Congiusta ai microfoni di LaC - perché nessuno ci ridarà indietro nostro figlio. Non abbiamo mai avuto dubbi sull'operato della magistratura. Tommaso Costa ha ucciso Gianluca e Tommaso Costa oggi è stato condannato».