Il 65enne era imputato per il delitto del procuratore di Torino, ucciso nel giugno 1983. La figlia della vittima: «Bisogna cercare anche altri colpevoli»
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La Corte d'Assise d'appello di Milano ha confermato la condanna all'ergastolo per Rocco Schirripa, il panettiere di 65 anni imputato per l'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso nel giugno 1983. I giudici hanno così accolto la richiesta del sostituto pg Galileo Proietto per l'uomo accusato di aver fatto parte del gruppo di fuoco che freddò, oltre trent'anni fa, il magistrato torinese. La condanna in primo grado era arrivata nel giugno del 2017.
«Sono contenta che sia finita così, anche se mi dispiace molto perché mi è sembrato che ci fosse una certa fretta di concludere. Non mi sembra che sia stato dato di nuovo abbastanza spazio a quello che stava intorno a questo imputato». Così Paola Caccia, figlia del procuratore, si è espressa dopo la conferma della condanna.
«Questa sentenza conferma la responsabilità di uno dei colpevoli, bisogna cercare gli altri», ha spiegato l'avvocato Fabio Repici, legale dei familiari, parti civili. La famiglia ha sempre insistito affinché si indagasse su una cosiddetta "pista alternativa" che intreccia mafia e servizi segreti, sostenendo che il magistrato è stato ucciso perché stava indagando su casi di riciclaggio di denaro sporco al Casinò di Saint Vincent. Per l'omicidio Caccia è già stato condannato in passato all'ergastolo Domenico Belfiore, presunto boss della 'ndrangheta.