VIDEO | Su mandato della Dda di Catanzaro, il personale scientifico-investigativo dell'Arma sta operando per accertare eventuali altre responsabilità nel delitto
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L’ombra del clan Emanuele sull’omicidio di Bruno Lazzaro, il 27enne di Sorianello assassinato in località Fago Savini il 4 marzo del 2018. Un caso che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro riapre dopo la condanna, anche in secondo grado, inflitta all’assassino reo confesso, Gaetano Muller, 22enne a cui sono stati inflitti 16 anni di reclusione, con una sensibile riduzione di pena rispetto ai 30 subiti in primo grado.
Il processo, che ora attende il responso della Cassazione, fu istruito dalla Procura di Vibo Valentia. Ma il caso, alla luce di nuove emergenze investigative ancora coperte dal segreto istruttorio, è traghettato al pool antimafia di Nicola Gratteri, che nella giornata odierna ha inviato i carabinieri del Ris di Messina, agli ordini del colonnello Carlo Romano, a recuperare tracce biologiche dentro e fuori le abitazioni di un amico dello stesso Muller e di Gaetano Emanuele, fratello del boss ergastolano Bruno e padre della fidanzata dello stesso assassino.
Secondo quanto emerso nel processo, infatti, sia Gaetano Muller che la vittima, Bruno Lazzaro, sarebbero stati innamorati della stessa ragazza e l’omicidio, consumato a colpi di coltello, avrebbe avuto un movente passionale. Gli inquirenti sospettano che l'assassino abbia goduto di una rete di copertura dal clan Emanuele al quale sarebbe stato contiguo. I sopralluoghi sono iniziati di buon mattino e sono proseguiti per tutto il pomeriggio.