La donna sarebbe stata uccisa dal figlio, condannato all'ergastolo in primo grado, per la relazione extraconiugale intrattenuta con il boss Domenico Cacciola. «Quello mangia terra dal 2013», le parole emerse nell'inchiesta sui clan di Rosarno
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Si riparte dall’ergastolo inflitto in primo grado dalla Corte d’assise di Palmi. Alla sbarra il rosarnese Francesco Barone, accusato dell’omicidio di sua madre Francesca Bellocco. La donna è scomparsa nel nulla la notte del 18 agosto 2013, insieme al suo amante, Domenico Cacciola, vittima di lupara bianca e sul quale sono ancora in corso le indagini della Procura antimafia di Reggio Calabria.
«Mangia terra dal 2013...»
Nella prima udienza del processo di secondo grado, che si sta tenendo davanti alla Corte d’assise di appello di Reggio Calabria, il pubblico ministero Adriana Sciglio ha chiesto la trascrizioni di alcune importanti intercettazioni, emerse durante le indagini del procedimento “Ares”, concluse il 9 luglio scorso e che hanno coinvolto le cosche Cacciola e Grasso di Rosarno. Nel dicembre 2017, infatti, gli inquirenti captarono una conversazione intrattenuta da tre indagati in una macchina, mentre parlavano della scomparsa di Domenico Cacciola. «Sai da quant'è che mangia terra quello...2013, dal 2013 è che mangia terra loro stessi!...! figli!». Questa e altre ambientali sono ritenute importanti dal pm Sciglio anche nell’ambito del processo sulla morte di Francesca Bellocco. Secondo quell’ambientale, Cacciola sarebbe stato ucciso la stessa notte da due dei suoi figli.
Uccisi dalle loro famiglie
Secondo l’impostazione accusatoria la Bellocco e Cacciola avrebbero intrattenuto da anni una relazione extraconiugale. I loro parenti sapevano di quella relazione e li avrebbero avvertiti dei guai a cui sarebbe andati incontro se non l’avessero interrotta. I duplice omicidio, secondo la procura antimafia, sarebbe stato compiuto dalle famiglie che lavarono l’onta del tradimento col sangue e scongiurarono una faida tra i clan Bellocco e Cacciola.