Dalle intercettazioni emerge lo stato di perenne apprensione nel quale versava la moglie dell’imprenditore di Taurianova. Insieme all’amante e a un amico avrebbero rapito e ucciso il 36enne
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
La freddezza con cui aveva affrontato i primi giorni dopo la scomparsa del marito aveva lasciato il posto all’apprensione e poi al panico. Ilaria Sturiale aveva paura di finire in carcere. Era lontano il giorno in cui minacciava la cognata, che la incalzava sulla scomparsa del fratello, di farla «squagliare n’ta l’acido dai rosarnisi».
La sera del 3 gennaio scorso, infatti, i carabinieri di Taurianova notificavano alla donna un avviso di garanzia per l’ipotesi del favoreggiamento aggravato nell’indagine sulla scomparsa del marito.
Un atto che aveva gettato la donna nel panico. Uno stato di perenne apprensione che i carabinieri hanno modo di registrare nel corso di innumerevoli intercettazioni ambientali e telefoniche avute con il suo amante, Salvatore Figliuzzi.
Entrambi sono finiti in carcere due giorni fa con l’accusa di avere ucciso Agostino Ascone, il marito della donna scomparso nel nulla la sera del 27 dicembre scorso. Secondo l’ipotesi accusatoria, aggravata dall’ipotesi di associazione mafiosa, la Sturiale e Figliuzzi avrebbero progettato di uccidere l’imprenditore agricolo di Amato di Taurianova per poter coronare il loro sogno di vivere insieme: «Dal complesso delle intercettazioni emergeva che dietro al delitto ordito e realizzato in danno di Ascone Agostino vi era la degenerazione patologica di un rapporto di complicità tra Salvatore Antonio Figliuzzi ed Ilaria Sturiale».
Attraverso il gps delle auto della vittima e degli indagati e grazie a una serie di riprese video, i carabinieri hanno ricostruito le ultime ore di vita di Agostino Ascone. Secondo l’ipotesi accusatoria, il 36enne sarebbe stato attirato in una trappola da Figliuzzi, rapito con un complice (Giuseppe Trapasso) e ucciso a Rosarno. Un omicidio che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato organizzato da Figliuzzi e la Sturiale.
Quel progetto sarebbe stato alimentato dall’odio della donna nei confronti del marito additato «come responsabile indiretto della condizione della loro bambina, la piccola Alessandra – si legge nel fermo emesso dalla procura antimafia di Reggio Calabria - Secondo la donna le condizioni di ritardo cognitivo della bambina erano da ricondurre al tenore di vita condotto fino a quel momento nell’ambito famigliare dove era stata relegata a vivere».
A partire dal giorno 4 gennaio 2022 fino alla prima decade di febbraio, i carabinieri iniziavano a registrare conversazioni ambientali e telefoniche «di interesse investigativo, capaci di dirimere i dubbi che si celavano ancora sulla scomparsa di Agostino Ascone» scrivono nel fermo gli inquirenti.
Il timore dei due amanti è che potesse saltare fuori qualche prova che avrebbe potuto incastrarli. Durante le settimane che seguono l’avviso di garanzia alla donna, Ilaria Sturiale e Salvatore Figliuzzi discutono e si confortano a vicenda, ragionano su una videocamera posta di fronte alla casa di Amato di Taurianova, che potrebbe avere immortalato Figliuzzi la sera dell’omicidio, quando avrebbe riportato indietro l’auto della vittima.
Ilaria è sicura che quella videocamera sia rotta da mesi: «Ti è andata bene… che non funzionava…», Figliuzzi ribatteva in maniera netta: «Ah… pure mi è andata bene… ah grazie…». L’uomo quotidianamente tentava di tranquillizzare la sua compagna: «Non c'è niente che se c'era qualche cosa già ci avevano arrestato…». Figliuzzi sarebbe stato concentrato, invece, sulle analisi che la scientifica dei carabinieri stava conducendo sull’auto di Agostino Ascone: «Adesso bisogna vedere i cosi che fanno i Ris…L' esito, hai capito quello là è... ma quando quella è tutto apposto realmente».
«Non essendo a conoscenza del grave quadro probatorio raccolto nei loro confronti – si legge nel fermo - sia il Figliuzzi che la Sturiale ritengono che un passaggio cruciale per l’attribuzione nei loro confronti di eventuali responsabilità penali possa essere rappresentato dalla perizia sugli accertamenti tecnici effettuati sulla Skoda Yeti da parte del personale del Ris. Infatti i due presumono che quello possa essere considerato come una sorta di spartiacque che, qualora si dovesse concludere con un nulla di fatto, potrebbe dare il via alle loro aspettative di vita: “Metà ... no, metà no ma più di metà di febbraio deve arrivare qualche cosa. Poi mano a mano che ci arriva qualche cosa poi ... vediamo (sospiro, ndr). Vediamo ... vediamo mercoledì di andare dall'avvocato e ci porta qualche buona notizia”».
L’angoscia di Ilaria cresce di giorno in giorno, secondo gli investigatori, ha paura di finire in carcere e spinge il compagno a velocizzare i lavori a casa per poter andare finalmente a vivere insieme; dall’altra c’è Figliuzzi che chiede alla donna di tenere i nervi saldi, anche quando a inizio febbraio i carabinieri spostano la ricerca del cadavere di Ascone nel territorio di Rosarno e si recano dalla donna per fari consegnare degli indumenti di Ascone funzionali alla ricerca.
«Figliuzzi – aggiungono gli inquirenti - volendosi dimostrare sempre padrone della situazione aggiungeva: “Loro sanno... perché stanno puntando il dito per qua...”». Figliuzzi, però, avrebbe continuato a tranquillizzare la donna convinto, sostengono gli inquirenti, che le ricerche non avrebbero portato a niente e che fosse solo un modo per innervosirli: «Anzi lo stesso – aggiungono gli investigatori - aggiungeva che gli inquirenti potevano fare quello che volevano e che la cosa non li avrebbe di certo danneggiati: “Comunque sempre... la nostra... la ... la cosa che ci interessa a noi è quel...” , “Quell'esito là... (riferendosi agli esami del Ris sull’auto ndr) e basta... quello ci interessa, che poi per altro... non ci interessa, possono fare quello che vogliono …”».
Da una intercettazione dell’altro indagato Giuseppe Trapasso con suo padre, gli investigatori si convincono che il cadavere di Agostino Ascone sia stato occultato in una zona agricola. «La preoccupazione del giovane riguardava – sottolineano gli inquirenti - la possibilità che i carabinieri potessero trovare il corpo di Agostino Ascone e che quindi si potesse conclamare il relativo omicidio. Questo particolare aspetto dimostrava come il ragazzo in questione, dopo il delitto attuato nei confronti di Agostino Ascone, non avesse partecipato al conseguente occultamento del cadavere.
Quindi la conversazione tra i due Trapasso diveniva sempre più delicata e Giuseppe Trapasso sentendosi al riparo da qualsiasi attività di intercettazione o di intromissione esterna, rompeva ogni indugio ed abbassando il tono della voce rivolgeva al padre una domanda chiara e che non dava spazio ad alcuna interpretazione: “Voglio sapere solo se.. (abbassa la voce, ndr) l'hanno sotterrato?”». Suo padre, «incalzato dai dubbi che attanagliavano le sorti del figlio, affermava chiaramente: “No, no.. no.. l'hanno sotterrato…” . In pratica, in questa circostanza, il padre comunicava al figlio che Salvatore Antonio Figliuzzi gli aveva giurato che il corpo di Agostino Ascone era stato sotterrato: “Mille per mille! no.. no.. che l'hanno sotterrato…”».