Il 25 giugno del 2015, le agenzie battono una singolare notizia di cronaca. A Mesagne, nel Brindisino, una persona perde la vita nell’incendio di una villetta. Si tratta di Dominique Scarfone. L’uomo non è una vittima qualsiasi, ma si tratta di un esponente della ‘ndrangheta, attivo, in provincia di Modena soprattutto nel business del videopoker. Nel settore è conosciuto come "Mimmo il Calabrese". Inoltre, Scarfone, è indagato per racket, usura e associazione a delinquere di stampo mafioso.

 

A poco più di un anno da quello che è apparso da subito come un incendio doloso, appiccato peraltro dallo stesso Scarfone e da un suo complice, per distruggere lo stabile dal quale erano appena stati sfrattati, di proprietà di un autotrasportatore del luogo, la morte torna a far visita agli Scarfone. Ma lo fa in altra forma. Il fratello di Dominique, il 49enne con precedenti, Antonio, la sera di Ferragosto, intorno a mezzanotte, si trova a Rosarno, nella casa della madre attigua alla sua. Quando qualcuno suona alla porta, Antonio Scarfone percorre la breve distanza fra i due appartamenti e va ad aprire. Il killer lo attende sull’uscio. Antonio Scarfone viene raggiunto in pieno da due colpi di arma da fuoco, uno alla testa e uno al fianco. Muore poco dopo. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della locale Tenenza, della Compagnia di Gioia Tauro e del Reparto Operativo provinciale che hanno avviato immediatamente le indagini.

 

Secondo quanto emerso dai primi passi delle indagini, l'omicidio non sarebbe legato a fatti di criminalità organizzata. Anche se l’atroce e misteriosa morte del fratello, sembra lasciare socchiusa una porta che potrebbe offrire nuovi scenari. Per ora, l’unico indizio certo è uno: il commerciante conosceva il suo assassino e ha aperto la porta senza la minima esitazione.