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Il sangue continua a scorrere nelle Preserre, all’eco della guerra di mafia tra gli Emanuele e i Loielo, iniziata nel 2002 e riesplosa, dopo due lustri di calma apparente, nel 2012. L’omicidio di Salvatore Inzillo, consumato a Sorianello, passa subito alla Dda di Catanzaro.
Per i carabinieri del Nucleo investigativo provinciale, l’assassinio di Inzillo, figura contigua agli Emanuele, potrebbe essere la risposta al tentato omicidio di Giovanni Nesci, ritenuto vicino ai Loielo, avvenuto il 2 aprile. Altra figura nota alle forze dell’ordine, Nesci. Specie in Piemonte, dove era rimasto invischiato e, per parte delle accuse scagionato, dai giudici di Ivrea.
Piemonte che ritorna come meta degli affari della terza vittima del riesploso focolaio di guerra nelle Preserre, Giovanni Stambé, assassinato il 4 marzo a Gerocarne. Tre fatti di sangue, dunque, che gli inquirenti ritengono potrebbero essere connessi.
Tutto ciò in una provincia in cui si fa presto a parlare di recrudescenza criminale. Dalle Preserre al capoluogo, al resto della Provincia, il passo è breve. Vibo città, teatro di un’escalation che vedrebbe protagonista il riformato gruppo criminale erede di una malavita già colpita per via giudiziaria e poi messa in ginocchio dal pentimento eccellente di Andrea Mantella.
Mileto, anche qui il racket torna a colpire prepotente, qui dove nel 2013 si registrarono i delitti incrociati, e impuniti, di Angelo Corigliano e Giuseppe Mesiano. Qui dove attentati e intimidazioni non si sono placati neppure davanti alla tragedia che ha sconvolto una intera comunità: la morte di Francesco Prestia Lamberti.