«In quel momento ero armato di pistola, e lo ero già da un mese e, cioè tutte le sere in cui avevo il sospetto che mia moglie potesse uscire con qualcuno…». Era diventato il suo chiodo fisso quello di uccidere chiunque potesse avvicinarsi alla sua ex moglie. Lo ha raccontato ai Carabinieri Giuseppe Guadagnuolo dopo avere confessato di avere ucciso Angelo Pino nella notte tra sabato e domenica. Una confessione lunga e dettagliata quella del disoccupato cinquantaquattrenne arrivata poche ore dopo il delitto. Ci ha messo poco a crollare Guadagnuolo sotto la pressione degli indizi evidenti ma anche dei familiari che da tempo lottavano contro quella gelosia accecante e conoscevano la rabbia che covava dentro.

 

L’unica colpa dell’ex agente di Polizia Penitenziaria era quella di avere iniziato a frequentare l’ex moglie del cinquantaquattrenne che accecato dalla gelosia la pedinava e non si dava pace. Eppure la coppia aveva avviato la procedura di separazione del tipo breve. «Già da tempo lei aveva deciso di lasciarmi, cosa che già tre anni orsono aveva fatto. Detta situazione, però all’epoca, durò un mese, o poco più, poi lei ritornò a vivere con me. Ad agosto 2019, invece, come previsto per legge, abbiamo confermato la separazione in corso. Devo dirvi però che se all’epoca avessi saputo che lei aveva un altro non le avrei concesso la separazione. Infatti, io solo da poco, e cioè dal 16 settembre, sono venuto a conoscenza del fatto che mia moglie frequentava un altro uomo. È stata lei stessa che, quel giorno, mi ha detto “prima che lo vieni a sapere da altri” che si stava frequentando con uomo in amicizia. Non sapevo chi fosse quest’uomo fino a mercoledì scorso». Guadagnuolo si sfoga e racconta: «In considerazione del fatto che era sabato, decidevo di uscire per vedere se riuscivo a rintracciare la mia ex moglie con il suo nuovo compagno. Transitando casualmente nei pressi di via Luigi Settembrini, ovvero in prossimità della Stazione Carabinieri di Sambiase, avevo modo di notare l’autovettura di mia moglie, ho deciso di appostarmi per vedere chi l’avrebbe accompagnata. Preciso che in quel momento ero armato di pistola, e che lo ero già da un mese e, cioè tutte le sere in cui avevo il sospetto che mia moglie potesse uscire con qualcuno…».

 

Guadagnuolo non si sarebbe dato pace aggirandosi per Sambiase, Sant’Eufemia, poi Falerna Marina ma non riuscendo a trovare la donna. Decide allora di aspettarla vicino alla sua auto. È qui che vede Angelo Pino accompagnarla e andare via. È in quel momento che, accecato dalla gelosia, scatta all’inseguimento. «Dopo aver girato nella via che passa davanti alla chiesa della Madonna delle Grazie, l’ho sorpassato, chiudendogli la strada: lì mi sono fermato, sono sceso a piedi, mi sono avvicinato alla portiera lato guida e gli ho detto “Bastardo! Ti sei divertito?” e gli ho sparato con la pistola». L’assassino si è poi liberato dell’arma gettandola in Contrada Elemosina. A seguire lo spostamento vicino a una fontana di Sant’Eufemia per sciacquarsi il volto. Un delitto studiato quello commesso da Guadagnuolo che aveva portato con sé abiti di ricambio e che ha poi riempiuto una bottiglietta di benzina e dato fuoco agli indumenti. Il gip, a seguito della confessione e dei riscontri effettuati, ha convalidato il fermo di Giuseppe Guadagnuolo, assistito dall’avvocato Canzoniere, applicando nei sui confronti la custodia cautelare in carcere.