La recrudescenza criminale nella Sibaritide ha raggiunto livelli di guardia. Non c’è giorno che non si consumi un atto di matrice delinquenziale: omicidi, tentati omicidi, atti intimidatori e incendiari, risse, rapine, aggressioni. L’elenco è lungo e il tutto è condito anche da singoli episodi di delinquenza spicciole o questioni legate a futili motivi.

Questa notta a Fabrizio, contrada situata tra le due aree urbane di Corigliano e di Rossano, un maxi incendio ha divorato il capannone dell’officina meccanica Socas, che opera anche nel settore del soccorso stradale e della custodia giudiziaria.

Ha due capannoni, uno a Fabrizio, fronte coriglianese, l’altro a Sant’Irene sul versante rossanese. I malviventi hanno agito su una delle due officine meccaniche Socas, quella per l’appunto di contrada Fabrizio. Le lingue di fuoco hanno colpito l’ala dello stabile dove erano parcheggiate numerose auto di grosse cilindrata da consegnare ai clienti, andate completamente distrutte.

Poi i danni alla struttura e al capannone, ingenti e ancora da quantizzare. Sul posto si sono recati questa mattina i Nas e la Digos. Sono stati sentiti i proprietari e quanti possano avere visto qualcosa. Poco o nulla emerge circa i particolari. La pista che si segue è quella estorsiva. Non è dato sapere se la struttura fosse dotata di sistema di videosorveglianza.

Gli episodi di cronaca sono all’ordine del giorno. Proprio ieri mattina nel centro cittadino di Cantinella, area periferica del coriglianese, il 23enne Francesco Arcuri ha sparato alcuni colpi di pistola contro il cugino Andrea La Grotta, 33 anni, con precedenti alle spalle, ferendolo a una mano. Il giovane successivamente si è costituito ai carabinieri, confessando l’atto e le ragioni del gesto.

Tesi che ha confermato ieri, in serata, nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenuto dal sostituto procuratore Mauro Gallone e alla presenza dell’avvocato difensore Antonio Pucci. Il giovane avrebbe riferito al magistrato di essere perseguitato dal cugino. Da qui la decisione di reagire. Arcuri ora è rinchiuso nel carcere di Castrovillari. Gli investigatori, sul fronte delle indagini, cercano di far quadrare il cerchio. All’appello manca la pistola che il ventitreenne riferisce di aver gettato, dopo aver sparato, da un cavalcavia.

Dopo 48 ore di ricerche l’arma ancora non si trova. E quest’aspetto apre a molteplici interpretazioni. La macchina del crimine non si ferma.

L’incendio appicato ad un’azienda di Albidona impegnata sui cantieri della statale 106 jonica, e poi la morte a Schiavonea del 57enne Pasquale Aquino finito a colpi di pistola nei pressi della sua abitazione. Sono, questi, solo gli ultimi avvenimenti di una Sibaritide che soffre della carenza di personale all’interno delle forze dell’ordine e di un presidio di giustizia che un tempo rappresentava un avamposto dello Stato.