Le ragioni difensive sono fondate sia con riguardo alla gravità indiziaria che alle esigenze cautelari. Così si esprime la Corte di Cassazione sulle accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, nei confronti del Governatore Mario Oliverio, nell’inchiesta “Lande desolate” che ha portato il presidente della Giunta regionale all’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore per diversi mesi.

 

Quanto alla gravità indiziaria, per i giudici romani, il quadro sconta una contraddizione di fondo e parte da elementi che non rivelano la necessaria gravità, perché non adeguatamente supportati da dati obiettivi che dimostrino come Oliverio, all’atto di partecipare all’approvazione della delibera regionale con cui si stanziavano i fondi per il cantiere di Lorica, fosse effettivamente a conoscenza sia dello stato di irreversibile dissesto finanziario del gruppo Barbieri, sia della inosservanza dolosa degli impegni assunti dall’imprenditore per l’esecuzione dei lavori.

L’interpretazione delle conversazioni intercettate, a giudizio della Cassazione, non avrebbe tenuto conto dell’intonazione canzonatoria e irriverente degli interlocutori, sintomatica del compiacimento di essere riusciti a convincere il presidente della bontà dei progetti.

 

Un ulteriore errore di valutazione è quello che riguarda il ruolo di Oliverio quale unico proponente, trattandosi di un dato solo formale e non adeguatamente approfondito.

Quanto alle esigenze cautelari non c’è dimostrazione di un pericolo di inquinamento probatorio, né della possibilità di reiterazione dei reati, in quanto la valutazione fatta sulla base della sola carica di governatore ancora rivestita, appare generica, senza l’evidenza di elementi concreti che denotino una collusione con l’imprenditore aggiudicatario degli appalti di Scalea e Lorica.