Forse la nota più rilevante del dibattito organizzato da ZonaDem sull’autonomia differenziata è la ritrovata concordia fra due vecchi amici. Mimmo Bevacqua e Roberto Occhiuto, partiti insieme nelle giovanili della Dc, oggi si ritrovano su fronti contrapposti. Nell’ultimo consiglio regionale fra i due era volata qualche scintilla. Il presidente della giunta regionale ci scherza sù e dice che Bevacqua proprio a causa della loro lunga amicizia è particolarmente martellante nel suo ruolo di opposizione. Insomma un clima molto al miele per discutere di un argomento tanto complesso quanto divisivo.

Il problema, però, avverte Bevacqua, non è ideologico, ma interessa trasversalmente tutti i partiti. Il focus sono i territori per cui il capogruppo regionale del Pd auspica alleanza fra territori più che politiche. Difficile trovarne in Calabria visto che Occhiuto non solo è stato uno dei pochi Governatori del Sud ad ospitare Calderoli ma ha anche dato il suo assenso in conferenza Stato/Regioni al Ddl. Un voto che Occhiuto rivendica, ma non per appartenenza di partito.

«Da quando sono presidente di Regione - dice - ho sempre affrontato le questioni da uomo di governo e non da dirigente politico. Lo dimostrano le mie posizioni su temi come il Reddito di cittadinanza. Il centrodestra voleva un’abolizione tout court della misura, io ho detto, anche sulle reti nazionali, che senza altre misure di sostegno sarebbe stato un disastro soprattutto al Sud. Anche sui migranti ho assunto posizioni “eretiche” rispetto a quelle del Governo. Sull’autonomia differenziata ho detto sì e ne sono convinto per un nuovo protagonismo del Mezzogiorno che deve guidare i processi e non subirli».

Cosa volesse dire, Occhiuto lo spiega subito dopo rivendicando il fatto di aver fatto approvare una serie di emendamenti al Ddl in chiave migliorativa. In particolare Occhiuto rivendica di essere "l'ispiratore" dell’articolo 4 del Ddl che prevede la possibilità per le Regioni di trattare i livelli di autonomia, ma solo dopo che il Governo abbia definito i fabbisogni standard, i famosi Lep che dovrebbero essere omogenei per tutto il Paese e superare l’ingiusto criterio della spesa storica. C’è un piccolo problema. Secondo stime dello Svimez per mettere tutte le regioni d’Italia sullo stesso piano serve un piano di investimenti che va dai 70 ai 90 miliardi.

«Se e dove si troveranno queste risorse non lo so - ammette con grande onestà Occhiuto - so che in questo modo evitiamo che le regioni vadano a trattare con lo Stato prima che vengano definiti i Lep». L’aria di certo non è delle migliori se consideriamo che proprio sul Def il Governo è andato sotto alla Camera, in maniera abbastanza clamorosa. Inoltre definire i Lep non è la stessa cosa che attuarli come ci dimostra la sanità.

Qui da anni sono stati fissati i Lea (livelli essenziali di assistenza) e sono dodici anni che la Calabria si attesta molto al di sotto della media nazionale nonostante il commissariamento. Questi sono i rilievi principali che muove lo stesso Bevacqua, il quale si dice preoccupato in particolare per tre aspetti della legge. Il primo riguarda il fatto che una riforma di questa portata venga imposta per decreto, senza una discussione in Parlamento. Il secondo è questa possibilità per le singole Regioni di trattare i propri livelli di autonomia con lo Stato.Il terzo sono i decreti attuativi che devono arrivare dal Consiglio dei Ministri che sono previsti per step.

Il costituzionalista Silvio Gambino, che ha avuto Occhiuto come studente, prova a restare nel campo tecnico, ma si vede che fa un grande sforzo. Per lui il Ddl presenta diversi profili di illegittimità costituzionale. Bisogna quindi non solo aspettare che il Ddl venga modificato in legge, ma il rischio che tutto l’impianto venga impugnato dinanzi la Corte è molto alto. Poi una considerazione tanto reale quanto amara e che riguarda il regionalismo in Italia. Se pensiamo a quanto prodotto in questi 70 anni in Italia non c’è da stare particolarmente tranquilli sull’autonomia differenziata. Per Gambino il grande assente di tutto questo dibattito è proprio lo Stato a cui la nostra Costituzione assegna compiti di ricucitura sociale. Su questo punto si è incentrato l’intervento di don Giacomo Panizza che ha impreziosito la serata. Il fondatore di Goel invita proprio a non trascurare gli aspetti sociali di una riforma che può avere conseguenze anche devastanti nelle parti deboli della società. Infine l’appello ai decisori politici che è quello di ascoltare di più la società organizzata «dopo averla passata ai raggi x», aggiunge però. Perchè in quel mondo si trovano le vere istanze dei cittadini.

L’ora tarda spinge alle conclusioni. L’impressione è che ognuno sia rimasto sulle sue posizioni nonostante i ripetuti e incrociati inviti al confronto costruttivo. Se ne riparlerà quando l’ideatore della riforma, Calderoli, sarà per la seconda volta in Calabria per parlare del suo progetto. Doveva essere oggi a Vibo ma l’incontro è stato aggiornato a data da destinarsi.