Neanche quattro mesi dopo la «boccata d’ossigeno» rappresentata dalla pattuglia di 16 medici cubani arrivati a ridare fiato ad un organico medico ridotto all’osso, a Locri, dopo l’indagine “Sua sanità”, siamo tornati punto e a capo, o quasi. Sono sei infatti (tra arresti e interdizioni temporanee) i medici che, a seguito del blitz della guardia di finanza coordinata dalla Procura cittadina, non potranno timbrare il cartellino, almeno nei prossimi tempi.

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Una "emorragia" di camici 

A loro si aggiunge anche un dipendente in forza al laboratorio di analisi. Una nuova emorragia di camici bianchi – questa volta per via giudiziaria – che tocca molti dei reparti del nosocomio locrese. Tre medici (primario compreso) in Psichiatria, considerata epicentro dell’intera indagine, uno in Medicina fisica e riabilitazione, uno in Medicina generale e uno, il responsabile del reparto, in Ortopedia. Numeri importanti per una struttura come quella locrese, a lungo paralizzata nell’erogazione dei servizi all’utenza, proprio a causa dell’assenza di medici. Tanto che in attesa di una soluzione stabile, dopo i ricorsi alle “prestazioni aggiuntive” richieste all’organico interno e le convenzioni con le costosissime agenzie che forniscono i “medici a gettone”, buona parte dei primi camici bianchi arrivati da Cuba, furono stornati, nel gennaio scorso, proprio verso la struttura di contrada Verga: misura che aveva attenuato una parte dei problemi sofferti dall’utenza e che ora rischia di risultare insufficiente. 

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L'ospedale dove nessuno vuole lavorare

Il pantano medico amministrativo ipotizzato dagli inquirenti tra le corsie dell’ospedale e le relative misure disposte dal Gip, ripropongono poi il problema di un ospedale dove nessun medico sembra volere prestare servizio in pianta stabile. L’ultimo in ordine di tempo era stato Fulvio Furci che rinunciò all’incarico, siamo nel settembre scorso, appena un paio di giorni dopo avere il firmato il contratto. Il medico, in forza nel reparto di ortopedia dell’ospedale di Polistena, era risultato vincitore di un concorso da primario a Locri bandito dall’Asp nel lontanissimo 2017.

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Il concorso si era poi trascinato, vittima di una burocrazia elefantiaca, per cinque anni ma quando era arrivato il momento di prendere servizio, Furci fece un passo indietro rinunciando all’incarico per motivi familiari. A nulla erano valsi gli inviti a ripensarci da parte dei vertici dell’Asp, del governatore Occhiuto e dell’allora sindaco di Locri Calabrese: Furci rimase a Polistena e al suo posto, secondo candidato risultato idoneo, subentrò l’allora facente funzioni del reparto locrese. Reparto rimasto nuovamente scoperto dopo l’operazione di venerdì.