«Speravamo entro la fine del 2022, ma credo che, ragionevolmente, serviranno altri due anni, a partire da ora…». Camillo Falvo ci spera. Esattamente come Nicola Gratteri a Catanzaro, che ha impresso un’accelerazione determinante per il trasferimento della Procura nell’antico convento già sede delll’ex ospedale militare, anche il procuratore di Vibo Valentia si trova costretto a svestire la toga per spingere verso la consegna di una grande opera alla comunità.

L’impresa, almeno sulla carta, appariva improba: terminare una incompiuta paradossalmente più eterna di altre. Più eterna del nuovo ospedale. E della Tangenziale est. E della Tangenziale Ovest. E della Strada del mare. E del sottopasso ferroviario di Vibo Marina. E del nuovo teatro. A trent’anni dall’approvazione del primo progetto esecutivo (correva il remoto 15 maggio 1992), dopo lustri di  controversie amministrative e burocratiche, di sprechi di tempo e denaro, perfino di ingerenze della malavita (come dimostrato dalla colossale indagine Rinascita Scott), arrivano i fondi per completare e affidare gli ultimi lavori necessari al completamento del Palazzo di Giustizia.

Il procuratore Falvo lo dice espressamente: «Se non fosse stato per l’impegno dell’onorevole Nesci, forse non avremmo compiuto certi passi in avanti». È stata la sottosegretaria per il Sud del Governo Draghi a riaccendere i riflettori e a prodigarsi per imprimere una svolta. «Devo dare atto però – prosegue il magistrato – anche dell’impegno che sta dimostrando il Comune».

I fondi sono stati stanziati, questione di giorni e sarà bandita gara. Bisogna intervenire sul tetto di una grande opera lasciata marcire per lustri al fine di metterlo al riparo dalle infiltrazioni. Bisognerà cambiare gli infissi, poi installare i sistemi di videosorveglianza, quindi gli impianti fotovoltaici necessari all’efficienza energetica.

Serve il nuovo Palazzo di Giustizia, adesso più che mai. «Non abbiamo spazi noi della Procura, non hanno spazi i colleghi del Tribunale – spiega – e adesso che sono arrivati anche i ragazzi dell’Ufficio del Processo, qui non sappiamo proprio dove sistemarli. Intendevo attivare l’Ufficio per il disbrigo degli affari semplici, che offrirebbe un servizio preziosissimo ai cittadini, ma anche in questo caso io non so proprio dove mettere la gente».

Insomma, si va avanti, mentre la Sici srl, che aveva appaltato i lavori di completamento del terzo lotto, ha citato in giudizio il Comune lamentando l’anomalo andamento dei lavori e chiedendone la condanna al pagamento di una somma pari a 906.546,18 euro». Quanto sia costato finora il nuovo Palazzo di Giustizia è difficile stabilirlo. Il primo progetto esecutivo generale approvato nel ’92 prevedeva una spesa di 42 miliardi e 440 milioni delle vecchie lire. Dieci anni dopo veniva approvato il progetto esecutivo del secondo lotto pari a circa 4 milioni e 400 mila euro. Nel 2004 il progetto esecutivo del terzo lotto, per 11 milioni di euro, finanziato con delibera del Cipe solo nel 2015. Tra varianti al progetto e stati di avanzamento a rilento, si è arriva al 2022. Conclusione al 2024?