In gioco anche l'assegnazione degli incarichi di funzione su cui si consuma un braccio di ferro tra commissiario e Ateneo. L'atto deve essere condiviso dal rettore dell'Università
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«Certamente, l'atto di riorganizzazione segna una linea innovativa, culturale ed assistenziale da migliorare, se necessario, ma da condividere». Fanno quadrato attorno al nuovo corso del policlinico di Catanzaro alcune organizzazioni sindacali che oggi si dichiarano favorevoli all'atto di riorganizzazione interno disposto dalla direzione dell'azienda universitaria e che mira a ridisegnare l'assetto della struttura assistenziale, finora priva di un'organizzazione ben definita.
La condivisione con il rettore
Il documento strategico è stato trasmesso circa dieci giorni fa al rettore dell'università Magna Grecia di Catanzaro, Giovambattista De Sarro, per ottenere il placet alla rifondazione del policlinico, un nuovo approccio che richiede necessariamento l'assenso dei massimi vertici dell'ateneo considerata la natura mista dell'azienda vocata sia all'assistenza che alla didattica e alla ricerca. I vertici aziendali avevano fissato in trenta giorni, il termine entro cui ricevere la condivisione da parte dell'ateneo ma nel frattempo hanno incassato l'adesione dei sindacati: Fp Cgil e Fials.
L'atto di riorganizzazione
«Vi è piena soddisfazione per la grossa mole di lavoro svolta in pochissimo tempo all'azienda ospedaliera universitaria Mater Domini, guidata dal commissario straordinario Giuseppe Zuccatelli e dai suoi collaboratori» scrivono in una nota Marcello Mussari (Fp Cgil) e Dario Rizzo (Fials). «A distanza di pochi giorni dalla delibera di stabilizzazione del personale, ecco l'atto di riorganizzazione aziendale che nei giorni scorsi è stato inviato a tutte le organizzazioni sindacali per le eventuali osservazioni. Atto strategico ed essenziale con tutti i connotati della riorganizzazione nella massima trasparenza che, improntata su principi di efficacia, efficienza economicità e flessibilità, in indirizzo con gli obiettivi fissati dalla direzione, conferisce un vero e proprio assetto e modello organizzativo all'azienda al pari di tutte le altre aziende calabresi».
Gli incarichi di funzione
L'atto di riorganizzazione interna istituisce le aree omogenee ad attività integrata «nel cui ambito - si legge all'articolo 21 del documento - si realizzano l'integrazione delle funzioni assistenziali didattiche e di ricerca». Ciascuna area è costituita da strutture complesse e strutture semplici dipartimentali «in coerenza con la tipologia delle attività assistenziali ed i settori scientifico disciplinari». Necessaria premessa alla successiva assegnazione di incarichi. «Sono organi dell'area omogenea - recita l'atto - il direttore e il comitato di area» configurati come «centri di responsabilità per i compiti che le vengono assegnati e per le risorse di cui dispone in funzione delle attività assistenziali di ricerca e didattica».
L'intesa tra rettore e commissario
Il nuovo documento, infatti, non si limita a ridisegnare l'assetto organizzativo ma fissa anche regole ben precise nell'assegnazione degli incarichi di funzione dei direttori di area individuati in un responsabile di struttura complessa e nominati dal direttore generale d'intesa con il rettore «sulla base di requisiti di esperienza professionale, curriculum scientifico, capacità gestionale ed organizzativa». Difficile capire se si riuscirà a trovare una sintesi considerato il rapporto tutt'altro che idilliaco tra il commissario straordinario dell'azienda universitaria, Giuseppe Zuccatelli, e il rettore dell'ateneo, Giovambattista De Sarro, quest'ultimo promotore di un ricorso al Tribunale amministrativo regionale per ottenere la rimozione del primo.
Il protocollo che non c'è
La riorganizzazione interna, nei fatti, sostituisce l'atto aziendale, «non proponibile - secondo i due sindacalisti - poichè non esiste da oltre vent'anni un protocollo d'intesa tra Regione e Università. Il nuovo assetto organizzativo diventa indipensabile affinchè tutto il personale dipendente del comparto possa avere l'opportunità attraverso gli incarichi di funzione, di migliorare quella professionalità legata alla qualità di lavoro e all'innovazione con riscontri economici per coloro che saranno titolari degli stessi incarichi».