La popolazione carceraria regionale conta circa 3mila reclusi, di cui circa il 40% è in attesa di giudizio. Le condizioni sono pessime. Il Consiglio regionale deve ancora trovare il sostituto dell’avvocato Luca Muglia
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Sovraffollamento carcerario in Calabria, un dato anche nazionale
Il sistema penitenziario italiano continua a essere al centro di gravi emergenze, con problemi cronici come il sovraffollamento, le carenze strutturali e la mancata tutela dei diritti dei detenuti. Nonostante l’approvazione del Decreto Legge “carcere” a luglio 2024, le condizioni nei penitenziari italiani rimangono inalterate, dimostrando che il provvedimento non ha portato alcun beneficio concreto. Al contrario, la situazione appare peggiorata: il 2024 si è chiuso con 89 decessi nelle carceri, mentre nel 2025 si registra una preoccupante media di quasi un morto al giorno.
Sovraffollamento e condizioni disumane
In Calabria, rispetto agli ultimi dati ufficiali, 10 istituti su 12 continuano a essere sovraffollati, con picchi particolarmente elevati a Locri, Castrovillari, Cosenza, Crotone e Reggio San Pietro. La popolazione carceraria regionale conta circa 3mila detenuti, di cui circa il 40% è in attesa di giudizio. Gli eventi critici tra gennaio e giugno 2024 ammontano a 5.306, tra cui 2 suicidi, 80 tentati suicidi, 225 episodi di autolesionismo e 75 aggressioni al personale della Polizia Penitenziaria.
Carceri italiane, un dramma giornaliero
Le carceri calabresi presentano condizioni strutturali inadeguate: celle prive di docce, umidità diffusa e finestre schermate con pannelli di plexiglass che limitano il ricambio d’aria e la luce naturale. Una situazione di degrado che spesso sfocia in fenomeni estremi come i suicidi. Il caso della Casa circondariale di Paola, dove si è registrato il terzo suicidio dall’inizio dell’anno, è emblematico di un sistema che non riesce a garantire condizioni di vita dignitose.
L’assenza del Garante regionale dei detenuti
A peggiorare la situazione in Calabria, c’è la mancanza di una figura cruciale: il Garante regionale dei detenuti. Dopo le dimissioni dell’avvocato Luca Muglia, avvenute nei mesi scorsi, il Consiglio Regionale non ha ancora avviato le procedure per nominare un sostituto. Il ruolo del Garante, sebbene non risolutivo, è fondamentale per rappresentare le istanze dei detenuti e dei loro familiari, individuando criticità e proponendo soluzioni.
Durante il suo mandato, Luca Muglia aveva posto all’attenzione pubblica problemi gravi, come la presenza dei pannelli di plexiglass nelle carceri di Cosenza e Reggio Calabria. La sua denuncia, che poteva arrivare fino alla Corte di Giustizia Europea, si univa a una lunga serie di condanne per l’Italia da parte della Corte di Strasburgo, che ha più volte evidenziato violazioni dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), relativo al divieto di trattamenti inumani o degradanti.
La gestione dei detenuti con disturbi psichiatrici
Il caso emblematico di A.Z. c. Italia, risolto dalla Corte Europea il 4 luglio 2024, mette in luce le inadeguatezze del sistema italiano nella gestione dei detenuti con disturbi psichiatrici. A.Z., affetto da grave depressione e disturbo della personalità, aveva tentato il suicidio più volte durante la detenzione, mentre la sua incompatibilità con il regime carcerario era stata riconosciuta solo dopo ritardi ingiustificabili. La Corte ha condannato l’Italia per violazione dell’articolo 3 CEDU, sottolineando che il trattamento riservato al ricorrente non era compatibile con il rispetto della dignità umana.
Condanne passate e assenza di riforme
La sentenza Torreggiani del 2013 aveva già definito il sovraffollamento carcerario in Italia come un problema strutturale, imponendo al governo l’adozione di riforme urgenti. Tuttavia, a distanza di oltre un decennio, poco è stato fatto per migliorare le condizioni dei penitenziari. La mancanza di spazi adeguati, di assistenza sanitaria e di percorsi di inclusione sociale continua a caratterizzare il sistema penitenziario italiano, con conseguenze devastanti per i detenuti e per la società nel suo complesso.
Un appello al cambiamento
La situazione attuale richiede interventi legislativi e organizzativi urgenti. La nomina di un nuovo Garante regionale in Calabria è solo un primo passo per affrontare le criticità locali, ma occorre una riforma complessiva del sistema carcerario nazionale. È indispensabile garantire condizioni di vita dignitose, investire in strutture moderne e sicure, e sviluppare percorsi di supporto per i detenuti, in particolare per coloro che soffrono di problemi psichiatrici.
Come sottolineato dalla Corte di Strasburgo, il rispetto dei diritti umani deve essere al centro del sistema detentivo. La carcerazione non deve privare i detenuti della loro dignità, ma piuttosto rappresentare un’opportunità di riabilitazione e reintegrazione sociale. Ignorare questa responsabilità equivale a perpetuare un sistema fallimentare che danneggia non solo i detenuti, ma anche la società nel suo complesso.