La Terza Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura è impegnata nella selezione dei magistrati che saranno destinati alla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo (DNA). Due proposte sono attualmente al vaglio del Plenum, entrambe orientate a valorizzare le competenze di magistrati con esperienze rilevanti nel contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo. Tra i candidati spiccano i nomi di Paolo Sirleo, Antonio De Bernardo, Maria Alessandra Ruberto, Domenico Guarascio e Giovanni Musarò, tutti caratterizzati da una carriera dedicata alla lotta alla criminalità organizzata, in particolare alla ’ndrangheta, e alla gestione di indagini complesse. Ma in questo caso, solo tre hanno superato il primo vaglio della commissione.

Chi è Paolo Sirleo

Paolo Sirleo, attualmente sostituto procuratore presso la Procura di Catanzaro, vanta un’esperienza pluriennale che ha avuto inizio nella Procura di Napoli, dove si è occupato di reati ambientali e misure di prevenzione. Il suo percorso è proseguito presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dove ha gestito indagini sul narcotraffico e sul ruolo delle cosche joniche, collaborando con autorità giudiziarie internazionali. Dal 2018 presta servizio presso la Procura di Catanzaro, trattando reati di criminalità organizzata e terrorismo. La sua esperienza spazia da indagini sul traffico di migranti fino al contrasto di cellule terroristiche islamiche, dimostrando una competenza trasversale che integra diritto penale e cooperazione internazionale.

Il pm di Rinascita Scott

Antonio De Bernardo, anch’egli oggi sostituto procuratore a Catanzaro, si distingue per la lunga attività presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, dove ha condotto indagini fondamentali sulla ’ndrangheta. Il magistrato ha dimostrato l’unitarietà dell’organizzazione mafiosa e ha gestito inchieste sui mandamenti tirrenico e jonico. A Catanzaro, il suo lavoro ha raggiunto l’apice con l’operazione “Rinascita-Scott” che ha smantellato le strutture delle cosche vibonesi e portato a risultati significativi anche nell’ambito dell’indagine “Petrolmafie”.

Negli ultimi anni, De Bernardo si è dedicato all’antiterrorismo, indagando sui legami tra la ’ndrangheta e gruppi terroristici internazionali come l’ISIS, e partecipando alle riunioni del “Gruppo Stragi” presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo.

Il magistrato del caso Cucchi

Giovanni Musarò completa il quadro con una carriera che lo ha visto protagonista sia a Reggio Calabria che a Roma. Presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha ricostruito l’operatività delle cosche e dimostrato l’unitarietà della ’ndrangheta. Successivamente, a Roma, ha indagato su gruppi mafiosi come il clan Casamonica e su “distaccamenti” della ’ndrangheta operanti nel Lazio. È noto per il suo contributo al caso Cucchi, dove ha portato a importanti sviluppi nell’individuazione dei responsabili materiali e nella gestione dei depistaggi. Il magistrato ha anche approfondito i fenomeni delle mafie economiche, dimostrando una competenza unica nel collegare attività criminali tradizionali e moderne.

I magistrati esclusi

Fuori dalla contesa, Maria Alessandra Ruberto, procuratore per i Minorenni di Catanzaro, che nel corso degli anni ha maturato un’esperienza che integra competenze nella giustizia minorile e nel contrasto alla criminalità organizzata, e Domenico Guarascio, che ha trascorso tredici anni e mezzo come sostituto procuratore a Catanzaro, dedicando la maggior parte della sua carriera alla lotta contro la ’ndrangheta. Guarascio lo ricordiamo è in corsa per la procura di Crotone. 

Oggi la votazione

Le due proposte presentate al Plenum riflettono scelte di alto livello. La proposta A include Paolo Sirleo e Antonio De Bernardo, mentre nella proposta B figura anche Giovanni Musarò.