Non solo inefficienze e inadempienze. Lo spettro cromatico del disastro assistenziale si arricchisce oggi di una ulteriore tonalità. Sul disordine gestionale e contabile della sanità calabrese si allunga, infatti, il sospetto di presunti interessi adombrati dal presidente della Regione e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, a margine della cabina di regia insediata in Prefettura a Cosenza per monitorare i lavori di costruzione del nuovo ospedale della Sibaritide.

Troika ministeriale

Commentando le risultanze dell’ultimo tavolo di verifica interministeriale, il presidente della Regione lancia nuove bordate alla troika ministeriale, che da oltre dieci anni decide sul destino della sanità calabrese, e all’operato dei suoi predecessori. «Dico che questo tavolo ha scelto per dodici anni, proponendoli al governo, i commissari e i subcommissari» ha precisato Occhiuto. «Per dodici anni questi commissari e subcommissari hanno descritto una sanità in deficit perché non hanno riconciliato i conti e hanno impedito la ricognizione del debito».

Status quo

Parole che si prestano a un’interpretazione ambigua e sembrano insinuare il sospetto che non si sia trattato solo di una manifesta incapacità o difficoltà a portare a termine i compiti affidati da Roma. «In un solo anno io ho fatto quello che non hanno fatto i commissari scelti, anzi proposti, dal Tavolo Adduce per dodici anni», sottolinea ancora Occhiuto.

Scontro con Roma

Lo scontro si alza così di livello. Già nei giorni successivi all’incontro ministeriale il presidente della Regione era andato allo scontro con Roma minacciando di non partecipare più ai tavoli di verifica se in tempi brevi non si sarebbe proceduto ad approvare il programma operativo, il documento strategico divenuto a più riprese oggetto di rilievi da parte dei funzionari.

La "signora Adduce"

«Che io non abbia un buon rapporto con la “signora Adduce” credo sia evidente a tutti». Il presidente della Regione non nasconde il disappunto nei confronti di Angela Adduce, ispettore del Mef con il compito di monitorare i piani di rientro e la spesa sanitaria regionale da cui, non a caso, prende il nome il tavolo di verifica interministeriale.

Nomine eterodirette?

E puntualizza: «Certo, quando scelgo un commissario per un'azienda ospedaliera o sanitaria non chiedo niente a nessuno: né ad Agenas né ai funzionari del Governo», lasciando quasi intendere che l’atteggiamento ostruzionistico maturato da Roma nei confronti delle attività di risanamento poste in essere dalla sua struttura commissariale possa essere una rappresaglia.