Meno di dieci giorni fa era salito su una gru minacciando di gettarsi nel vuoto. Rivendica la restituzioni dei suoi beni confiscati dopo essere stato assolto dall'accusa di associazione mafiosa
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Una nuovo protesta a distanza di meno di dieci giorni dalla precedente. Il protagonista è sempre il ristoratore sessantaseienne di Gallina, frazione collinare della città dello Stretto, Francesco Gregorio Quattrone. Stamattina è tornato davanti al Cedir dove ha sede la procura di Reggio Calabria: questa volta, piuttosto che sulla gru, è salito al 12° piano del costruendo palazzo di Giustizia, dove si è incatenato per rivendicare i suoi diritti e non intende scendere.
Vuole dare voce alla sua storia in una trasmissione televisiva nazionale e riavere indietro tutti i suoi beni, ristoranti e conti in banca, che gli sono stati confiscati. Una sottrazione, divenuta giuridicamente definitiva, che permane nonostante, dopo vicissitudini giudiziarie protrattesi per un decennio, sia stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa.
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Le sue condizioni di vita continuano ad essere molto precarie e nonostante i suoi legali, Baldassarre Lauria e Maria Domenica Vazzana, si stiano attivando «per avviare quanto ancora rimasto da esperire, i tempi sono certamente quelli della giustizia, dunque non brevi come la sua situazione di indigenza richiederebbe», spiega l’avvocata Maria Domenica Vazzana. Continua a leggere su Il Reggino