L'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Pavia ha ammesso davanti agli inquirenti di aver scambiato la vittima designata, Francesco Di Gennaro, con un ragazzo di 31anni, Roberto Rizzi
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
20091101 - ROMA - CRO : CARCERI: SUICIDIO BLEFARI, IMPICCATA IERI SERA CON LENZUOLA. Un interno del carcere di Rebibbia, a Roma, in un'immagine d'archivio. La neo brigatista Diana Blefari Melazzi, condannata all'ergastolo per l'omicidio del giuslavorista Marco Biagi, si e' impiccata ieri sera, attorno alle 22:30, utilizzando lenzuola tagliate e annodate. La donna - secondo quanto si e' appreso - era in cella da sola, detenuta nel reparto isolamento del carcere Rebibbia femminile. Ad accorgersi quasi subito dell'accaduto sono stati gli agenti di polizia penitenziaria che - si e' inoltre appreso - avrebbero sciolto con difficolta' i nodi delle lenzuola con cui la neo brigatista si e' impiccata in cella e avrebbero provato a rianimarla senza pero' riuscirvi. ANSA / ALESSANDRO DI MEO / ARCHIVIO / PAL
Ha confessato dopo 31 anni di aver sbagliato a sparare uccidendo la persona sbagliata. A morire, il 20 maggio 1987, nel bar I tre moschettieri di via Pollenzo, fu Roberto Rizzi. L'ex collaboratore di giustizia Vincenzo Pavia, legato alla famiglia Belfiore, cognome noto negli ambienti della 'ndrangheta, ha aspettato oltre tre decadi per confessare il delitto alla polizia. Secondo quanto ha dichiarato, l'omocidio gli era stato commissionato da Saverio Saffiotti, anche lui legato al clan Belfiore. Vittima designata doveva essere Francesco Di Gennaro, detto "il rosso", che invece la fece franca a prezzo della vita di Rizzi.
Il secondo omicidio
Francesco Di Gennaro, il vero obiettivo di Pavia, fu poi ammazzato nello stesso bar, il 24 agosto 1988, da alcuni killer del gruppo Belfiore. Anche Saffiotti, mandante dell'omicidio, venne assassinato, il 25 giugno 1992, su ordine di Salvatore Belfiore, salito ai vertici della famiglia, secondo gli inquirenti, dopo la carcerazione del fratello Domenico, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, assassinato nel 1983. Le indagini della squadra mobile proseguono per stabilire eventuali collegamenti con altri omicidi di quegli anni rimasti irrisolti.