«Ci sono momenti dove non servono belle parole o le solite frasi di circostanza, ma bisogna esserci, partecipare, essere presenti per riappropriarci dei nostri luoghi, dei nostri territori, della dignità calpestata e dimostrare anche fisicamente da quale parte si sta per sentirci tutte e tutti un po’ più Stato». È con queste parole che Libera annuncia la manifestazione che si terrà a Cassano allo Ionio sabato prossimo, 17 febbraio. Una risposta al «susseguirsi di fatti di violenza che in queste settimane hanno colpito l'area della Sibaritide in Calabria. Episodi di ndrangheta, un'escalation criminale che non ha risparmiato niente e nessuno e non ha conosciuto sosta: incendi, intimidazioni di ogni tipo e omicidi», si legge in una nota.

Libera scenderà in piazza sabato 17 febbraio alle ore 10.00, presso lo slargo dell’ex caserma dei carabinieri di Cassano all'Ionio per una passeggiata della legalità che terminerà in piazza Matteotti, dove seguiranno una serie di interventi, le cui conclusioni sono affidate a don Luigi Ciotti, presidente di Libera e del Gruppo Abele. Sarà presente il vescovo Francesco Savino. «Un modo per rompere il muro del silenzio che per troppo tempo ha sovrastato, spegnendo la fiamma dell’indignazione rispetto al susseguirsi di fatti di violenza che si sono verificati in quel pezzo di Calabria».

Una manifestazione che giunge a dieci anni dalla brutale uccisione del piccolo Cocò Campolongo, avvenuta nel gennaio del 2014. Nel giugno di quell'anno, Papa Francesco arrivò in Calabria e durante la Santa Messa a Sibari, davanti a 250 mila persone, scomunicò gli ‘ndranghetisti e i mafiosi. Dieci anni dopo, Libera vuole «amplificare il monito di Papa Francesco contro gli adoratori del male, i mafiosi, che non sono in comunione con Dio e quindi sono scomunicati. Corriamo il rischio che quel silenzio assordante possa trasformarsi in paura, o ancora peggio in rassegnazione. Un pericolo da evitare in tutti i modi, per questo è arrivato il momento di dire basta: perché non vogliamo morire di ‘ndrangheta. Un appello, dunque, a ritrovarci tutte e tutti per mostrare il volto di una comunità che, piena di speranza, ha voglia di rialzarsi». 

In tanti hanno già annunciato che prenderanno parte alla manifestazione di sabato 17. Tra questi, il progetto Pedagogia dell’Antimafia attivo presso il Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria. E oggi anche Uil Calabria che, spiega in una nota il segretario generale Santo Biondo, «sarà al fianco di don Luigi Ciotti e di tutti coloro che scenderanno in piazza a Cassano allo Ionio perché questa terra non vuole morire di ‘ndrangheta e vuole dire basta al giogo mafioso. Riteniamo quella della partecipazione - continua Biondo - un’arma importante nel contrasto alla criminalità organizzata, determinante per isolare tutti coloro che fanno della violenza lo strumento per esercitare la supremazia sul territorio, per distorcere le regole del vivere democratico, per metterne sotto scacco l’economia. Contro il malaffare è necessario alzare il muro della legalità e ogni componente della società, in Calabria soprattutto, deve operarsi per cementare il proprio mattone, rendere questo argine invalicabile. L’escalation criminale che si sta registrando sul territorio di Sibari e del suo comprensorio - prosegue Biondo - non ci lascia tranquilli, gli appetiti delle cosche sono diventati famelici anche alla luce degli importanti finanziamenti che vi sono stati indirizzati e per questo, nel chiedere allo Stato una rinnovata attenzione sulla Sibaritide in particolare ma su tutta la Calabria in generale, intendiamo unirci a tutti coloro che non vogliono più tacere».