«Io non sono un collaboratore di giustizia». Lo ha affermato oggi, nel corso dell’udienza preliminare del processo Karpanthos, Mario Gigliotti, 60 anni, detto Capozza, considerato il reggente del clan di Petronà. Gigliotti ha reso un verbale di interrogatorio davanti al procuratore facente funzione della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, e al sostituto Veronica Calcagno, lo scorso 9 gennaio. Verbale che è stato messo agli atti della fase preliminare del procedimento contro le cosche della Presila catanzarese. Fase preliminare nella quale Gigliotti è entrato da semplice imputato e non con lo status di collaboratore. Un particolare che lo stesso pm Calcagno aveva sottolineato nel corso della prima udienza.

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Le accuse di associazione mafiosa

Secondo l’accusa Mario Gigliotti è «promotore e organizzatore» della cosca Carpino di Petronà e avrebbe svolto un ruolo fondamentale nella risoluzione della faida tra i Carpino e i Bubbo di Petronà, nella quale è stato assassinato Alberto Carpino, prendendo parte alle riunioni di 'ndrangheta, presiedute dagli esponenti di vertice della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Non a caso Gigliotti svolgerebbe anche la funzione di tramite con le altre consorterie come gli Arena, i Mancuso di Limbadi, i De Stefano-Tegano di Reggio Calabria, i Trovato di Marcedusa, quella dei Pane di Belcastro e i componenti del gruppo di Cerva, nonché il gruppo criminale di etnia rom di Catanzaro.

Le dichiarazioni di Monti su Gigliotti

Gigliotti è colui che avrebbe battezzato criminalmente l’attuale collaboratore Danilo Monti. È lo stesso Monti che lo racconta e che racconta dei traffici di armi fatti anche per conto di Gigliotti. E ha raccontato anche che Gigliotti interloquiva con Mario Ferrazzo, detto Topolino, boss di Mesoraca. In più Danilo Monti ha dichiarato che Mario Gigliotti gli avrebbe chiesto di commettere l’omicidio di Giuseppe Rocca a Lecco «per farlo sparire» cosa che Monti si sarebbe rifiutato di fare.

Le dichiarazioni di Mario Gigliotti, dunque, si sono fermate già diverso tempo fa. Nessuno status di collaboratore, nessun programma di protezione. E oggi in aula ci ha tenuto a chiarirlo.