«Sono ignorante, non un razzista». E poco male se quasi sempre i razzisti sono prima di ogni altra cosa ignoranti. Per il ministro Lollobrigida questa equivalenza non c’è. Ribadisce che non ha nessuna intenzione di farsi da parte, sebbene l’eco della «sostituzione etnica», paventata due giorni fa durante un congresso sindacale, abbia varcato i confini nazionali e sicuramente irritato il Presidente Mattarella, che nelle stesse ore della perla del ministro stava rendendo omaggio alle vittime dell’Olocausto in Polonia, ad Aushwitz.

«Accetto la critica politica ma non l’insulto», ha detto Lollobrigida all'Huffington Post. E ancora: «Io non sono razzista. Sul piano terminologico ho sbagliato, ma per ignoranza, non per razzismo. Stesso approccio ribadito in un’intervista al Corriere della Sera: «Le polemiche sono strumentali. Nelle mie parole non c’era alcun riferimento a visioni ben lontane dalla mia formazione».

Dunque, invece di chiedere scusa, Lollobrigida rafforza il concetto e arretra un po’ soltanto sulle parole usate per esprimerlo, quel riferimento alla “sostituzione etnica” che invece ha una genesi ben precisa: il libro di Gerd Honsik del 2005, Addio, Europa - Il Piano Kalergi. 

«Fino a ieri non sapevo chi fosse il signor Kalergi», ha continuato il ministro che ignora. Eppure bastava frequentare più assiduamente il sito web del Governo per trovare una stringata ma esplicita spiegazione, dal titolo altrettanto chiaro: Pregiudizi Antisemiti, Piano Kalergi. Poi, a seguire, la spiegazione: «La teoria del complotto del piano Kalergi è la credenza secondo la quale esista un piano d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), paneuropeista storico, cui viene attribuita la paternità di tale piano; la teoria trova credito soprattutto in ambienti di estrema destra (nazionalisti, sovranisti e separatisti)». Che, con riferimento alla sola parentesi, sono proprio gli ambienti frequentati da Lollobrigida.

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Le reazioni nella compagine governativa sono state sparute. Le agenzie riportano soprattutto quella del vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio (Lega), secondo il quale «il ministro Lollobrigida ha pronunciato parole veramente brutte, ha sbagliato la forma e spesso la forma è sostanza. Ma non considero sbagliato il suo ragionamento sulla necessità di aiutare le coppie italiane a fare più figli». 

Meglio di niente. Perché, per ora, non c’è nulla da registrare tra i leader della destra. Sia Meloni che Salvini, infatti, non hanno speso una parola sulla vicenda. Un silenzio (forse) imbarazzato perché la “sostituzione etnica” è una locuzione e un concetto che loro stessi hanno usato diverse volte, nel solco della destra trumpiana che ha sempre sventolato questo spauracchio per aggregare il proprio elettorato.

Sono tanti gli esempi, che a riportarli tutti sembrerebbe accanimento. Così, a campione, si può citare - come ricorda Repubblica - la partecipazione di Meloni a Matrix nel 2016: «Potenzialmente sono milioni le persone che possono entrare nel nostro Paese. Il disegno è sostanzialmente di sostituzione etnica, questo piace a chi comanda perché alla base di tutto questo ci sia il tema dei diritti: l'immigrazione serve al grande capitale». Oppure le sortite nel 2017: «Quella che abbiamo visto in Italia è un'invasione pianificata e voluta. Si tratta di manodopera a basso costo per il grande capitale, si chiama sostituzione etnica e noi non la consentiremo» (Comizio a Roma il 29 gennaio 2017); «Siamo la nazione che l'anno scorso ha fatto scappare centomila italiani all'estero e ha portato in Italia in tre anni 500mila immigrati richiedenti asilo. Penso che ci sia un disegno di sostituzione etnica in Italia» (giugno, manifestazione di piazza contro lo Ius soli). Ma anche nel 2018, quando alla festa del partito, Atreju, l’attuale premier ripete la solita solfa, questa volta con un riferimento esplicito a Soros, il finanziere multimiliardario obiettivo primario delle destre su tutto il globo terracqueo. E così via, anno dopo anno fino a diventare presidente del Consiglio. A quel punto i toni inevitabilmente si sono abbassati.

Non è da meno Salvini, che, secondo PagellaPolitica, negli ultimi anni ha twittato almeno quattro volte usando questo riferimento complottista: «O fermiamo, andando al governo, il tentativo di sostituzione etnica voluto dalla sinistra, o presto i PROFUGHI saremo noi!», scriveva nel 2015 il leader della Lega. E nel 2017, dopo una visita a un centro di accoglienza a Milano, rincarava la dose: «Questo è l’ennesimo caso di tentativo di sostituzione etnica in corso. Mentre escono i dati che vedono gli italiani fare sempre meno figli, si offre di tutto e di più, colazione, pranzo e cena, computer, telefono e partita di pallone che è attualmente in corso, a persone che non scappano dalla guerra».

Ora che il gioco si è fatto serio perché sono al Governo, la sostituzione etnica, almeno nei discorsi pubblici e nelle esternazioni social, non si porta più. Altrimenti, nel migliore dei casi, si passa per ignoranti.