«Tutti mi dicono: “perdonalo, è pur sempre tuo padre”. Ma non credo che lo farò mai perché alla fine ho detto basta anche io». Sono parole forti, parole dure, quelle che un figlio non dovrebbe mai arrivare a pronunciare perché un figlio non dovrebbe mai essere testimone di qualsiasi forma di maltrattamento in famiglia, perché mai nessuna forma di violenza dovrebbe consumarsi dentro le mura domestiche. Sono parole pronunciate da Aurora, nome di fantasia che scegliamo di usare per tutelare la minorenne vibonese che ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia davanti a numerosi studenti in occasione di una giornata organizzata per sensibilizzare i giovani alla lotta contro la violenza di genere.

Il fenomeno della violenza assistita

Mentre parla, un sorriso è stampato sul suo volto, ma dietro quell'espressione c'è rabbia, dolore, sentimenti tipici di quella che viene definita “violenza assistita”, un fenomeno sottovalutato, ancora forse poco conosciuto seppure i danni che provoca sui minori sono notevoli. Il Cismai, Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso dell'Infanzia, la definisce «esperienza da parte del bambino di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori» che provoca degli effetti devastanti dal punto di vista fisico, cognitivo, comportamentale e sulle capacità di socializzazione dei bambini e degli adolescenti. Lo sa bene Aurora che ripercorrendo la sua infanzia rivede davanti ai suoi occhi scene atroci che mai potrà cancellare, scene di un padre violento che mai potrà amare in modo libero e pulito.

Un vissuto doloroso

«Mia mamma ha subito violenza da parte di mio padre – esordisce - inizialmente mostrava segni di gelosia: lei faceva la maestra all'asilo nido e lui le vietava di lavorare lì perché secondo lui avrebbe sicuramente avuto delle storie con i papà dei bambini. Poi lei ha smesso e ha iniziato a lavorare da casa ma anche in quel caso non le permetteva di usare il computer perchè anche quello poteva essere mezzo di incontri virtuali. Io purtroppo ho assistito a molti episodi di violenza e me li ricordo tutti». Sono ricordi che fanno male, che lasciano il segno ma che Aurora continua a raccontare tremante, con un sorriso timido e pieno di speranza: «io ero piccola ma ricordo anche che con mamma siamo scappate molte volte da casa ma lui è stato così bravo a manipolare la situazione che lei l'ha sempre perdonato fino a quando ha deciso di chiudere definitivamente».

La forza di Aurora

Oggi Aurora è cresciuta, è una ragazza bella e coraggiosa, si sente protettiva nei confronti della sua mamma e ha intorno a sé amici e compagni che non la fanno sentire sola. Anche la scuola sta facendo la sua parte per aiutarla e lei stessa è riuscita ad abbattere il muro della vergogna: «A dicembre dello scorso anno sono andata un po' da mio padre ma la sua violenza l'ho subita anche io perché ha questi attimi di rabbia repressa che non riesce a controllare e allora anche io ho detto basta per sempre».