«L'ordinanza che annulla senza rinvio del 2.12.2020 della Suprema Corte di Cassazione restituisce a me ed ai miei cari una parte di quella serenità perduta da anni. Da lungo tempo stiamo combattendo una battaglia di ordine familiare, morale, sociale, estenuante e dolorosa che ha turbato la crescita del territorio nel ruolo sociale di una realtà produttiva proiettata nel mondo. In questo momento ringrazio pubblicamente i miei avvocati (Ferdinando Palumbo ed Antonio Iaconetti), i collaboratori dell'Azienda Odoardi e quanti hanno creduto in me».

 

Gregorio Lillo Odoardi commenta così il dissequestro  preventivo di beni per 386 mila euro deciso dagli ermellini nei confronti dell’imprenditore vinicolo. A mettere i sigilli era stato nel 2017 il Tribunale di Lamezia Terme dopo le accuse di truffa e appropriazione indebita per le quali il processo inizierà nel 2021.

 


Una vicenda che si trascina da tempo e contorta quella che ha coinvolto la nota famiglia di imprenditori del settore. Il tutto inizia quando viene messo in liquidazione il Consorzio Scavigni verso il quale l’azienda vanta crediti, appunto, pari a 386 mila euro.

 

Soldi che tra decreti ingiuntivi e pignoramenti riesce a recuperare e a mettere in cassa. Ma tempo dopo il liquidatore del consorzio accusa: le fatture sono fantasma, nulla era dovuto all’azienda. La Procura si attiva e in attesa del processo le somme vengono sequestrate così come l’azienda, mentre la giustizia prosegue il suo iter lentamente lasciando la misura cautelare. Un anno fa viene confermato il sequestro dei beni ma l’azienda ricorre in Cassazione ottenendo ora l’annullamento definitivo del provvedimento.