Cesare Battisti lancia un lungo ‘appello alla giustizia’ dal carcere di Rossano Calabro, dove è detenuto da quasi un anno in regime di Alta sicurezza (AS2) e da dove attendeva la decisione del Dap sulla sua istanza di trasferimento, presentata dai suoi legali, Gianfranco Sollai e Davide Steccanella, all’indomani dell’arrivo in Calabria. Istanza rigettata nei giorni scorsi, da quanto appreso dall’Adnkronos, e per la quale l’ex terrorista dei Pac ha iniziato lo sciopero della fame e interrotto le terapie cui si sottopone per problemi di salute.

 

Nella sua lettera-appello inviata tramite gli avvocati, Battisti parte dalle motivazioni che hanno spinto il Dap a non concedere il suo trasferimento: il regime di Alta sicurezza legato alla tipologia di reato commesso e un percorso che secondo il Dap è comunque teso alla rieducazione e al reinserimento del condannato. Tesi che Battisti contesta, ricordando di «aver trascorso 40 anni in esilio, conducendo una vita di cittadino contribuente perfettamente integrato nella società civile, con incessante attività professionale, pacifico coinvolgimento nell’iniziativa culturale e nel volontariato, ovunque mi è stato offerto rifugio».