In una delle assemblee plenarie più infuocate dell’ultimo anno, la spunta il candidato favorito. Nicola Gratteri, nato a Gerace, in provincia di Reggio Calabria, è il nuovo procuratore di Napoli. Una scelta arrivata e votata a larga maggioranza da parte dei consiglieri laici e togati che hanno fatto quadrato sul nome del magistrato calabrese, per quasi otto anni a capo della procura antimafia di Catanzaro che, dal suo arrivo ad oggi, ha rivoltato come un calzino, ottenendo la realizzazione, tra le altre cose, della nuova sede nell’ex ospedale militare della città capoluogo di regione.
Nello specifico, Gratteri ha raccolto 19 voti, Giuseppe Amato 5 voti e Rosa Volpe 8 voti.

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Nicola Gratteri, dunque, ha resistito alle polemiche degli ultimi giorni generate dalle sue dichiarazioni rese a maggio in sede di audizione davanti alla quinta commissione presieduta dalla consigliere Maria Luisa Mazzola, espressione di Magistratura indipendente. Le parole del magistrato calabrese sono state rese note soltanto pochi giorni fa, in seguito alla scelta del consigliere Roberto D’Auria di riportarle nella proposta B, quella a favore di Giuseppe “Jimmy” Amato, procuratore di Bologna. Ciò che aveva elettrizzato gli “avversari” di Gratteri erano state le frasi sui pm “depressi” della procura di Napoli, sulla scelta di non avere a Catanzaro un dirigente amministrativo e di pretendere che ogni sostituto procuratore arrivi intorno alle 8.30 in ufficio per iniziare a lavorare di buon mattino fino a tarda sera, coordinando le attività investigative o partecipando alle udienze camerali, preliminari e dibattimentali. Infine, ma non per ultimo, il voler applicare il “modello Catanzaro” anche sotto il Vesuvio. Intenzioni che Unicost non ha condiviso, avendo cercato fino all’ultimo secondo di ribaltare l’esito del voto senza successo, in quanto i magistrati moderati e liberali (quelli iscritti a Magistratura Indipendente), i laici di centrodestra e i consiglieri Carbone, Mirenda e Papa (M5S), più Laganà (Unicost) hanno convintamente portato avanti la candidatura fino alla nomina, la più importante della carriera di Gratteri e anche l’ultima.

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Chi sosteneva Amato ha praticamente sollevato tutte le questioni che in sede di valutazione al Tar potrebbero far pendere la bilancia dalla parte del magistrato che oggi guida la procura di Bologna, ma la maggioranza ha ritenuto Gratteri il profilo più idoneo a coordinare l’ufficio inquirente più grande.

La comparazione tra i due candidati in realtà era sostanzialmente pari, tranne nel giudizio fatto dalla quinta commissione di valutare prevalente il fattore secondo cui l’esperienza di procuratore aggiunto di Reggio Calabria fatta da Gratteri prima di arrivare a Catanzaro fosse superiore ai due direttivi – Pinerolo e Trento – avuti in “dote” da Amato. In un certo senso è stato un azzardo, visto che la giurisprudenza del Consiglio di Stato ha diverse volte messo in chiaro le cose, dando una prevalenza chiara e netta a chi in carriera ha ricoperto ruoli direttivi rispetto a chi invece aveva avuto esperienze semi-direttive.

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D’altronde nessuno si è sognato di dire che “Aemilia”, la maxi indagine della Dda di Bologna contro il clan di ‘ndrangheta “Grande Aracri” di Cutro fosse più importante di “Rinascita Scott”, la grande inchiesta della Dda di Catanzaro contro le cosche mafiose della provincia di Vibo Valentia. Le sfumature dunque hanno fatto la differenza. Napoli e il suo circondario, basti vedere i recenti fatti di Caivano, attendono risposte dallo Stato e dalla magistratura. Ora toccherà a Gratteri che ha già annunciato nei mesi scorsi di voler rivoluzionare l’assetto strategico-investigativo della procura. Non ci sarà da meravigliarsi se nei prossimi mesi al Consiglio superiore della magistratura verranno presentate domande di trasferimento verso la città partenopea da parte di magistrati che Gratteri conosce bene. Allo stesso modo, non è peregrino ipotizzare che in Campania possano arrivare investigatori – poliziotti, carabinieri e finanzieri – che nel corso degli ultimi anni hanno lavorato a stretto contatto con il togato di Gerace. Non si esclude che Gratteri, in definitiva, chieda l’anticipato possesso ai due procuratori generali di Catanzaro e Napoli, approdando già nelle prossime settimane nella città traumatizzata dalla Camorra. Ma questa è un’altra storia.