La presidente dell’associazione Rita Bernardini dopo un sopralluogo nella casa circondariale Cosmai: «Bussola impazzita a causa di sovraffollamento e condizioni insostenibili». Criticità che la Camera Penale bruzia aveva già segnalato lo scorso agosto
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Situazione drammatica nella casa circondariale “Sergio Cosmai” di Cosenza. È quanto rilevato dai componenti dell’associazione “Nessuno Tocchi Caino” – Rita Bernardini, Elisabetta Zamparutti e Sergio D’Elia - che insieme alla Camera Penale di Cosenza ha visitato il carcere bruzio nella giornata di sabato 30 settembre, dopo aver varcato precedentemente la soglia dell’istituto di Paola, dove sono state trovate condizioni meno critiche rispetto a quello situato in via Popilia.
L’ispezione è stata quindi l’occasione per prendere atto di un quadro davvero insostenibile dal punto di vista dei diritti dei detenuti che oltre al sovraffollamento devono fare i conti con altri problemi. Vedi i plexiglass davanti alle finestre che non solo non fanno circolare l’aria all’interno dell’istituto penitenziario ma impediscono ai detenuti di guardare il mondo esterno. Criticità che la Camera Penale di Cosenza aveva già messo nero su bianco lo scorso 14 agosto, quando alla vigilia di Ferragosto c’era stata un’ispezione, nel corso della quale si rilevava anche l’assenza da mesi della figura di uno psicologo.
I rappresentati nazionali di Nessuno Tocchi Caino, la presidente Rita Bernardini e la tesoriera Elisabetta Zamparutti sono fortemente preoccupate di quello che hanno trovato. Si parla addirittura di «bussola impazzita», dove vengono violate ogni direttive della Corte Europea dei Diritti umani che più volte ha condannato l’Italia per le gravi criticità all’interno delle case circondariali.
«Ci sono momenti in cui pensi ha detto Roberto Le Pera, presidente della Camera Penale di Cosenza – che quel carcere non sia il carcere della nostra Costituzione. A Cosenza ci sono le grate occultate dal plexiglass che fa mancare l’aria e non consente ai detenuti di vedere, poi abbiamo la mancanza di assistenza sanitaria, non c’è uno psicologo da mesi» ha aggiunto il penalista. «Un detenuto oggi ci ha detto: “non vogliamo nuovi leggi, applicassero quelle che ci sono”». Le Pera ha poi rimarcato che a Cosenza non vi è nessun supporto psicologico quando entrano i detenuti, mentre chi nega le pene alternative ha una visione carcerocentrica della giustizia. Poi è stata la volta del penalista Giuseppe Bruno (in alto), vicepresidente della Camera Penale di Paola.
«Le sbarre dovrebbero essere l’extrema ratio, ma oggi sembra che il carcere sia l’unico modo per arginare il fenomeno delinquenziale, in carcere invece si nota una grande sofferenza, perché in alcuni momenti sembra che la speranza venga meno» ha detto l’avvocato. «L’impegno dell’associazione “Nessuno tocchi caino” è fondamentale per la tutela del diritti dei detenuti. Il primo obiettivo è quello di guardare al futuro e di non annullare la speranza, senza dimenticare che oggi in Italia c’è un problema drammatico che è quello del 41 bis, il quale, da istituto eccezionale, è diventato ormai uno strumento di repressione perenne. Il legislatore deve intervenire» ha dichiarato Bruno. «L’istituto di Paola è il meno peggio, dispiace dire così ma è la verità».
Rita Bernardini da parlamentare ha visitato centinaia di carceri italiane, ma ha ricordato quando nel 1976 Marco Pannella, leader indimenticato dei Radicali, si presentava a sorpresa davanti ai penitenziari senza avvisare nessuno. «Oggi invece siamo costretti a chiedere l’autorizzazione” ma questo non impedisce all’associazione “Nessuno Tocchi Caino” di visionare ogni singolo settore del carcere. E quello di Cosenza, hanno evidenziato tutti in conferenza stampa, è davvero messo male. «A Cosenza nelle ore pomeridiane abbiamo appreso che c’è solo un agente penitenziario per due sezioni, questo significa che se uno ha un infarto o un altro tipo di malore fa in tempo solo a morire prima che venga dato l’allarme e si attivi il sistema d’intervento. Tra l’altro al “Cosmai” manca anche tutto il personale trattamentale che noi identifichiamo negli educatori.
Abbiamo anche appreso che tanti detenuti malati attendono di essere visitati da troppo tempo, questo è inaccettabile». Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche l’ex deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio (in alto), alla quale tutti i presenti hanno riconosciuto il grande impegno per la difesa dei diritti dei detenuti e soprattutto la sua battaglia sia contro il regime del 41 bis che contro l’ergastolo ostativo.
La Bruno Bossio ha esortato i parlamentari ad andare nelle carcere per rendersi conto di come vivono le persone che scontano la pena o sono in regime di carcerazione preventiva, così come non si possono dimenticare i migranti che vivono senza un valido motivo nel Cpr, «che sono a tutti gli effetti delle carceri».
Infine, registriamo gli interventi della presidente dell’Ordine degli avvocati di Cosenza Ornella Nucci che ha richiamato un lavoro letterario insieme ad alcuni detenuti e il Garante regionale, l’avvocato Luca Muglia che ha sottolineato le criticità degli istituti di Paola e Cosenza, esprimendo anche la sua vicinanza al personale della polizia penitenziaria che soprattutto nella città dei bruzi vive una grave carenza d’organico che si riflette poi nel lavoro quotidiano.
La conferenza stampa, svoltasi nella Biblioteca del tribunale di Cosenza, è stata organizzata dall’associazione “Nessuno Tocchi Caino” in collaborazione con la Camera Penale di Paola, presieduta dall’avvocato Massimo Zicarelli, con la Camera Penale di Cosenza, coordinata dall’avvocato Roberto Le Pera e con l’Osservatorio Nazionale Carceri dell’Ucpi, rappresentato dall’avvocato Valentina Spizzirri.