Trova il primo riscontro il racconto di una giovane coppia che da giorni vive la tragedia della morte del proprio piccolo neonato: il sostituto procuratore di Crotone Pasquale Festa iscrive 14 tra medici ed infermieri nel registro degli avvisati di accertamento tecnico non ripetibile (l’autopsia); sono operatori del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale San Giovanni di Dio che devono essere “valutati” per il reato di omicidio colposo.

Mamma già di due figlie, Rosa di 31 anni, a 41 settimane compiute di gestazione del suo terzo figlio in grembo si reca, da Petilia Policastro, al San Giovanni di Dio di Crotone per partorire, anche perché dolori e contrazioni iniziano a farsi sentire. È il 24 di luglio ed il caldo è davvero rovente, ma tutto sembra procedere con assoluta normalità ed anche la nonna materna è convinta che manchi davvero poco.

Silvano, papà premuroso, accompagna la mamma e non vede l’ora di poter abbracciare il suo figlioletto pronto a venire al mondo. Ma a Ginecologia del nosocomio crotonese, a mamma Rosa sembra che ci siano più attenzioni e discussioni circa i turni estenuanti che hanno visto anche proteste sindacali, piuttosto che cercare di ascoltare le reiterate richieste, che sin dal giorno seguente, fanno capolino verso il taglio cesareo; anche se i due precedenti parti sono arrivati in maniera naturale e lineare. Ma mamma Rosa sa di essere a 41 settimane e tre giorni, e l’ulteriore giornata trascorsa è particolarmente dolorosa ma senza la dilatazione necessaria; e Rosa racconta di essere trattata al pari di una “bizzosa” primipara.

Si arriva così ad oltre le due di notte e la richiesta di intervenire con il taglio cesareo viene ora urlata con la contestuale necessità di sentire il primario dottor Galea. Ma nulla. I racconti del padre e della nonna, pare suffragati da testimoni, si inaspriscono in maniera quasi surreale con corse in ascensori pubblici in sala operatoria in condizioni incredibili. Mamma Rosa viene sedata ed il piccolo non riesce a trovare vita tra le braccia di genitori, sorelline e nonni. È evidente che lividi fisici saranno (forse) valutabili, quelli morali e psicologici, mai. Oggi l’autopsia al piccolino che è rimasto in obitorio tutte queste giornate, ed un iter giudiziario che potrà fare chiarezza scientifica che, comunque sia, non restituirà mai nulla; se non la certezza che tutti noi dobbiamo saper pretendere che la sanità pubblica va aiutata, anche con le denunce.