«Andare al lavoro è diventato pesantissimo. L’unica cosa che ti auguri è che non ti accada nulla». Difficile pensarla diversamente quando tra i tuoi colleghi di lavoro c’è chi ha avuto rotto il naso, chi due denti. Quando anche gli arredi diventano armi contro il personale sanitario e le porte vengono divelte con una facilità tale da sentirsi quasi inermi.

Il clima all'interno della Rems di Girifalco

Ed è esattamente questo il clima che si respira all’interno della Rems di Girifalco, il polo sanitario deputato alla riabilitazione di pazienti psichiatrici gravati da misure detentive, che ha aperto i battenti lo scorso ottobre ma tuttora un cantiere. Ad esempio, per accendere o spegnere le luci bisogna salire su una sedia per raggiungere il quadro elettrico dal momento che l’impianto di domotica, a cui l’illuminazione è collegato, non risulta ancora funzionante.

La grande fuga

E lo stesso vale per le porte antincendio da cui un paziente è riuscito a dicembre a guadagnare la via di fuga semplicemente spingendo il maniglione prima di essere riportato in struttura dalle forze dell’ordine. Nella Rems di Girifalco tutto può essere utilizzato come un’arma dal momento che gli arredi non sono fissati al pavimento, o almeno non tutti. I letti e gli armadi lo sono ma alle pareti. Nulla lo è al pavimento sotto cui i progettisti dell’edificio psichiatrico hanno deciso di far transitare l’impianto di riscaldamento.

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Le violenze

Così i comodini e le sedie sono mobili. E gli ospiti liberi di farne anche usi impropri. Le sedie non di rado sono state lanciate al culmine di liti (anche tra gli stessi pazienti) e una volta una testiera del letto è stata impiegata per minacciare un operatore sanitario. Ma per ora a fare maggior danni sono state le mani, e i pugni nello specifico. Un operatore sociosanitario ci ha rimesso il naso mentre un altro due denti per il destro sferrato da un paziente. «Noi non sappiamo più cosa fare», riflette un operatore sanitario che conferma l’escalation di aggressioni.

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Escalation di aggressioni

«Non saranno sessanta ma nemmeno sei», ci tiene a precisare. «In molti casi, ad esempio, non andiamo a farci refertare al pronto soccorso ma si tratta pur sempre di aggressioni che risultano in cartella clinica». «Iniziamo il turno con la sola speranza che finisca presto e che non ci succeda nulla», confida.

«Mai abbassare la guardia»

Due gli infermieri che finora hanno gettato la spugna, un responsabile sanitario e due medici trasferiti in altra sede. Sintomi di una atmosfera tutt’altro che pacificata: «Tra di noi continuiamo a dirci di non abbassare mai la guardia ma capita sempre il momento in cui ti distrai anche per un solo secondo» racconta l’operatore. È così che è successo all’oss che ha avuto il naso fratturato da un pugno: «Aveva abbassato lo sguardo per prendere un guanto nella casacca».