Primo e unico, e si spera ultimo, tampone ad un migrante ospite della tendopoli di San Ferdinando risultato negativo al contagio da coronavirus. «Aveva i sintomi del dolore al petto e della tosse – spiega Fabio Costa, segretario dell’associazione che opera nella struttura – così abbiamo avviato i protocolli, collocandolo nella tenda del pre triage e somministrando il test che fortunatamente ha dato esito negativo».

Continuano a lavorare tra la paura, i 12 operatori dell’associazione Exodus che descrivono l’esistenza di due emergenze. «Non c’è solo il rischio contagio ma anche il rischio fame – prosegue Costa – molti di loro non lavorano e quindi non possono fare la spesa: solo ieri grazie alla Caritas abbiamo distribuito 600 panini, ma rinnoviamo l’appello alle associazioni affinchè ci aiutino a fronteggiare la carenza di viveri».      

A maggior ragione ora che la pandemia rende il continente nero non più il grande assente dell’emergenza, nella tendopoli di San Ferdinando africani di Calabria e italiani convivono con gli stessi drammi. «Abbiamo distribuito 500 mascherine – spiega Costa – e la maggior parte di loro rispetta le regole, vi è poi una minoranza che minimizza, non crede che il virus sia un pericolo”. Italiani e africani reagiscono allo stesso modo, quindi, ed ecco perché il segretario rinnova l’appello alla Regione: “Chiediamo l’effettuazione di uno screening epidemiologico a tappeto, per prevenire in tempo eventuali contagi ed evitare che si diffondano».