VIDEO | Per la misteriosa morte dell'agente calabrese a Venezia, il Gip si oppone all'archiviazione e ordina nuove indagini. La famiglia auspica che finalmente venga abbattuto il muro di gomma: «Chi sa parli»
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In questi giorni nella casa della famiglia Trovato Mazza, il doloroso ricordo degli ultimi mesi di vita di Sissy si intreccia con la rinnovata speranza, dopo le notizie rimbalzate da Venezia. Il Gip, per la seconda volta, si è opposto all’archiviazione dell’indagine, che la Procura continua a classificare come suicidio. Da quando non c’è più l’agente penitenziaria calabrese, spirata dopo 26 mesi di coma – a seguito del colpo di pistola sparato nell’ascensore dell’ospedale di Venezia – i suoi hanno lasciato intatta la stanza del suo ultimo ricovero.
Mamma Caterina mostra il lettino, i medicinali ancora conservati, l’armadio pieno e tutt’intorno le foto della 28enne. «Mia figlia nessuno me la restituisce – spiega commosso papà Salvatore – ma mai come oggi possiamo invocare l’appello a chi sa di parlare». Infatti, risolutiva si è dimostrata la perizia di parte presentata dai legali della famiglia taurianovese. «Sono almeno tre le novità su cui il Gip si è concentrato – spiega il legale Girolamo Albanese – la prima riguarda la dinamica del ferimento, la seconda l’acquisizione dei particolari delle telefonate senza risposta tracciate sul cellulare di Sissy e, infine, la scelta di sentire per la prima volta un testimone che potrebbe illustrare la condizione lavorativa che in quella fase la vittima viveva».
Torna la speranza nell’inverno di una famiglia che fin qui, sulla laguna, ha trovato soprattutto silenzi della gente e fughe dalle responsabilità nell’amministrazione a cui la guardia apparteneva.
Il perito, in particolare, ha dimostrato che l’agente non era sola nel momento dello sparo, nell’ascensore di quell’ospedale.
La conseguenza è quella di ritenere, come da sempre fa la famiglia, che Sissy - che aveva denunciato vicende torbide all’interno del carcere dove prestava servizio – possa aver pagato non per vicende personali, ma per il suo essere un servitore dello Stato modello.
«Da parte nostra – conclude l’avvocato a proposito del muro di gomma eretto – c’è la constatazione di aver trovato una magistratura giudicante attenta, rispetto ad una prima fase di indagine che ha dimostrato notevoli lacune».
«Abbiamo sempre creduto nella giustizia – afferma Salvatore Trovato Mazza – e oggi più che mai speriamo che la seconda opposizione decisa dal Gip possa essere risolutiva e aiutarci a capire definitivamente cosa sia accaduto quel maledetto giorno».