Di posti in terapia intensiva, a Cosenza, ne sono rimasti poco più della metà, su 13 disponibili 6 sono occupati. Il dato non è dei migliori considerando la quarta ondata in corso che sta assumendo, sempre di più, le fattezze di uno tsunami. È un po’ come essere in mezzo a un mare in tempesta, con la barchetta mezzo sfasciata, quando l’onda più grossa deve ancora arrivare.

Per non andare in apnea ci si sta organizzando per trasformare alcuni reparti (a Cetraro o a Rossano) in Terapie intensive. Qualche giorno fa il procuratore regionale della Corte dei Conti della Calabria, Stefania Anna Dorigo, nella sua relazione aveva bacchettato sui ritardi e i costi nell'attivazione di Terapia intensiva neonatale (Tin) e Rianimazioni. «Per fronteggiare l’emergenza Covid – ha scritto – il ministero della salute ha previsto, per la Regione Calabria, che ai posti letto in terapia intensiva già attivi prima dell’emergenza (146) vadano ad aggiungersi ulteriori 134 postazioni; inoltre ha previsto che vadano riconvertiti in posti di terapia semi-intensiva 136 postazioni. Allo stato, sono stati attivati solo 4 posti in Tin all’ospedale spoke Cetraro-Paola (Asp di Cosenza), al costo complessivo di 394.298,10 euro. Gli altri interventi risultano tutti da avviare e il loro completamento è previsto non prima del 2022 inoltrato (in alcuni casi nel 2023). Per quanto riguarda il rafforzamento dei Pronto soccorso, nessun lavoro è stato avviato; anche in questo caso il completamento degli interventi è fissato per il 2022 inoltrato, in alcuni casi per il 2023».

Allo stato attuale l’Asp di Cosenza ha 52 posti Covid in tutto, di cui 36 Rossano e 10 di questi, sulla carta, sono di sub-intensiva aumentati a 14 perché la situzione s’era fatta complicata e sono stati acquisiti altri ventilatori. «Il problema sono i no vax – tuona Giovanni Malomo, responsabile centro Covid Asp di Cosenza -. In sub-intensiva, sotto casco ho tutta gente non vaccinata». Ce l’ha fatta per un soffio un 34enne di Castrovillari, stoico no vax della prima ora, studioso di pagine fb cariche di deliri e disanime di esperti fasulli, che dopo giorni molto difficili attaccato al casco, è riuscito a spuntarla sul virus. «Di pentiti ce ne sono e poi ci sono quelle persone che purtroppo convivono con altre patologie che, riducendo di molto le difese immunitarie, depotenziano l’efficacia dei vaccini, penso alle persone molto anziane, malati oncologici, anche le persone obese hanno questa problematica».

Se il virus dovesse continuare a correre, la Calabria rischia di passare di zona, per questo si corre ai ripari cercando di recuperare posti e spazi. «Il ceppo originario è sparito, adesso in Calabria dilaga la variante Delta Plus che è molto più aggressiva da un punto di vista respiratorio ma di certo non ha la diffusività della Omicron che, secondo i dati, permetterebbe a una persona ammalata di contagiarne altre 16. Sulla sua pericolosità vedremo cosa uscirà dalla analisi, ancora è presto per capire, ma ho qualche dubbio sul fatto che sia meno grave, vedremo».

Preoccupa molto che a essere colpiti sono giovani. «Abbiamo avuto qui il ragazzino di sedici anni, adesso c’è una ragazza di 23 anni arrivata da Cosenza, l’età media dei ricoveri è di 50/52 anni e continua ad abbassarsi».

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