Sono arrivati ieri notte a Mendicino i primi profughi del conflitto in Ucraina. Si tratta di 10 persone in tutto, quattro adulti e sei bambini, che fanno parte di due nuclei familiari. Il parroco don Enzo Gabrieli ha aperto le porte della casa canonica di San Nicola e le sue braccia all’accoglienza di chi è fuggito per mettersi in salvo. Sono mamme e nonne e bambini, alcuni molto piccoli, mentre i papà sono rimasti in Ucraina. A Mendicino sono arrivati da Roma con un pullmino a 9 posti fornito da una parente.

«Li abbiamo accolti e sistemati nelle nostre stanze. Non potevamo che mettere a disposizione quello che abbiamo – spiega don Enzo Gabrieli –. Si tratta di due famiglie imparentate tra loro, quindi riescono a gestire insieme senza problemi le attività quotidiane come la cucina». Rimarranno ospiti della canonica fino a quando il conflitto non sarà terminato e potranno fare ritorno nel loro Paese, «o comunque fino a quando vorranno – dice il parroco –. Se si troveranno bene qui, potranno restare quanto vogliono».

Queste persone portano con sé un bagaglio di dolore e paure che neanche la fuga potrà sopire, di quotidianità distrutte da un giorno all’altro, di famiglie divise, di affetti lasciati sotto le bombe e gli spari di una guerra che, da qualunque lato la si guardi, è al pari di tutte le guerre una barbarie che sono i civili a pagare. I più piccoli, quelli che prima d’ora l’orrore non sapevano cosa fosse, più degli altri. Tutti alle prese con traumi che li segneranno a vita, che alcuni fanno più fatica ad affrontare. «Uno dei bambini, che ha 13 anni, non parla nemmeno. Sta seduto a tavola e non dice una parola», racconta don Enzo Gabrieli.
 
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