«Voteremo Berlusconi! Voteremo Berlusconi!». Fu questa la frase che il boss don Peppino Piromalli disse il 24 febbraio del 1994 dall’interno dell’aula di giustizia del Tribunale di Palmi. È quanto racconta il pm Giuseppe Lombardo nel corso della requisitoria del processo ‘Ndrangheta stragista in corso davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria. È un passaggio molto importante perché serve a chiarire il contesto nel quale ‘ndrangheta e cosa nostra decisero di virare dai progetti autonomisti per andare verso Forza Italia.

Da Piromalli a Pittelli

«Cosa c’entra questa affermazione?», si domanda Lombardo. «Ci siamo andati a imbattere in una intercettazione che è dell’avvocato Giancarlo Pittelli, il quale il 20 luglio 2018, al fine di eliminare residui dubbi della Dda di Reggio Calabria – sostiene ironicamente Lombardo – sulla ricostruzione del quadro, fa un’affermazione telegrafica in cui parlando con due soggetti ad un certo punto non certo ritiene di dire “la prima persona che Dell’Utri contattò per la formazione di Forza Italia fu Piromalli di Gioia Tauro”. E per fortuna non sei un passante – sbotta Lombardo parlando di Pittelli – ma sei uno che, per quello che ho verificato, è stato per 13 anni parlamentare di Forza Italia. Questa è la fonte qualificata che ci insegnavano sui banchi universitari per spiegarci come va valutato il peso probatorio di un elemento».

 

L’intercettazione viene sviscerata in tutta la sua evoluzione letterale e ne viene fuori come Pittelli disse che «Berlusconi è fottuto» e mette dentro il nome di Dell’Utri, affermano che fu lui a chiamare Piromalli di Gioia Tauro per la creazione di Forza Italia, rimarcando che ci sono due mafiosi numeri uno in Calabria. Il riferimento è a Giuseppe Piromalli, detto Pino facciazza e Luigi Mancuso. Dati ad avviso del pm molto rilevanti per far comprendere come anche la ‘ndrangheta aderì alle strategie politiche che coinvolsero cosa nostra.

 

 

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